Cinema
A vincere la Palma d’oro è stato “The Square” di Ruben Östlund, mentre Sofia Coppola è stata laureata miglior regista. Gli hollywoodiani Diane Kruger e Joaquin Phoenix migliori attori. L’Italia festeggia la vittoria di Jasmine Trinca e Jonas Carpignano
Chiude la 70a edizione del Festival di Cannes la vittoria (un po’ a sorpresa) di “The Square” del regista svedese Ruben Östlund, che a Cannes aveva già ottenuto nel 2014 il Premio della Giuria nella sezione Un certain regard con “Forza maggiore” (“Turist”). La Giuria internazionale presieduta dal regista spagnolo Pedro Almodóvar, composta anche da Paolo Sorrentino, ha attribuito il premio all’opera del regista svedese (classe 1974) che esplora il mondo dell’arte contemporanea, ma che in realtà si configura come affresco-critica della società di oggi. Veniamo agli altri premi. Grand Prix Speciale della Giuria per il film francese “120 battements par minute” di Robin Campillo, considerato il grande favorito per la Palma d’oro, mentre il Premio per la miglior regia è stato conferito a Sofia Coppola per “L’inganno” (“The Beguiled”), che ripensa in chiave femminile il film “La notte brava del soldato Jonathan” (“The Beguiled”, 1971) di Don Siegel con Clint Eastwood, dal romanzo di Thomas P. Cullinan. La regista è la seconda donna a ricevere il riconoscimento dopo Julija Solnceva nel 1961. Premio miglior sceneggiatura è stato invece assegnato in ex aequo a “The Killing of a Sacred Deer” del regista greco Yorgos Lanthimos e “You Were Never Really Here” del britannico Lynne Ramsay. E proprio il film di Ramsay ha permesso a Joaquin Phoenix – pietrificato in sala al momento della proclamazione – di vincere il riconoscimento con miglior interprete maschile. Il Prix d’interprétation féminine è stato conferito a Diane Kruger per “In the Fade” (“Aus dem Nichts”) del regista tedesco di origini turche Fatih Akın. La Kruger, attrice europea ma di fatto in pianta stabile a Hollywood, ha sbaragliato le altre contendenti, in particolare la super favorita Nicole Kidman – cui è andato comunque un premio, il riconoscimento straordinario per il 70° anniversario del Festival – con un’interpretazione molto intensa e struggente, recitando in lingua tedesca, sua lingua madre. A chiudere il palmares è stato il Premio della Giuria per “Nelyubov” di Andreï Zviaguintsev, altro grande favorito per la Palma.
Riconoscimenti anche per l’Italia. Nonostante l’Italia sia fuori dal Concorso principale da ormai due anni, la 70a edizione del Festival di Cannes ha visto comunque sventolare a festa la nostra bandiera tricolore. C’è stato grande entusiasmo, infatti, per la vittoria di Jasimen Trinca come miglior interprete nella sezione Un Certain Regard per “Fortunata” di Sergio Castellitto, opera nata dalla penna di Margaret Mazzantini. L’attrice romana, classe 1981, ha esordito al cinema con “La stanza del figlio” di Nanni Moretti, che ha ottenuto proprio a Cannes nel 2001 la Palma d’oro. Ben 16 anni dopo Jasmine Trinca è tornata dunque sulla Croisette mostrando la sua crescita e maturità artistica, con un ruolo che molti hanno accostato alla Mamma Roma/Anna Magnani di Pier Paolo Pasolini. Altro premio per l’Italia è arrivato con il regista italo-americano Jonas Carpignano, che ha vinto il Premio Europa Cinema Label nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, con il suo secondo lungometraggio “A Ciambra”, sulla comunità rom di Gioia Tauro raccontata attraverso gli occhi del bambino Pino. Carpignano aveva esordito già a Cannes nel 2015 con una storia di migranti, “Mediterranea”.
La giapponese Naomi Kawase incoronata dalla Giuria ecumenica. La Giuria Ecumenica a Cannes70, formata da rappresentati dell’Organizzazione internazionale cattolica per le comunicazioni Signis e l’Organizzazione internazionale protestante Interfilm, ha riconosciuto come Miglior film “Hikari” (“Verso la luce”) della regista giapponese Naomi Kawase. Raccontando la storia di una donna che lavora con i non vedenti, il film è stato scelto dalla Giuria con la seguente motivazione: “Questo film di grande qualità artistica, ci invita attraverso la sua poesia a guardare e ad ascoltare con più attenzione il mondo che ci circonda e ci incoraggia al dialogo e all’accoglienza dell’altro”. La regista Naomi Kawase “parla di responsabilità, resilienza, speranza, possibilità di percepire la luce anche da parte di chi vive nell’oscurità”.Parlando di ecumenismo e dialogo interreligioso, momento significativo al Festival è stato certamente il dialogo “Spiritualité et Cinéma” con protagonisti mons. Dario E. Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, e il regista tedesco Wim Wenders. L’occasione ha permesso di scoprire qualche dettaglio in più sull’atteso film con la partecipazione di papa Francesco, “Pope Francis. A man of his word” (“Papa Francesco. Un uomo di parola”), prodotto da Célestes Images, Centro televisivo vaticano, Solares Fondazione delle Arti, PTS Art’s Factory, Neue Road Movies, Fondazione Solares Suisse, e Decia Films.
(*) Commissione nazionale valutazione film Cei