Festa della Repubblica
Il motivo del fondamento della Repubblica è da cercare nel rapporto tra dignità, diritti umani e lavoro
Il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica Italiana che, secondo l’articolo 1° della Costituzione, è fondata sul lavoro. Le ragioni di questa affermazione vanno colte nella sua definizione materiale. Non voglio tornare alle logiche che sottostavano al dibattito del tempo, ma vederne un’interpretazione possibile oggi. I diritti inviolabili li troviamo all’art 2° e la dignità al 3°, mentre il diritto al lavoro al 4°.
A me pare, a prima vista, che il diritto al lavoro dovrebbe venire subito al secondo posto; oppure il testo ci suggerisce altro. Lo sappiamo: senza lavoro non c’è futuro, non c’è sostegno alla dignità, non c’è equa distribuzione di ricchezza. Se mancano dignità e libertà l’uomo è ferito, come lo è con lavori forzati, schiavizzati, ideologizzati. Il motivo del fondamento della Repubblica è da cercare nel rapporto tra dignità, diritti umani e lavoro.
I diritti umani di cui parla l’articolo 2° sono affermati quasi in contemporanea con la dichiarazione universale dell’Onu, in cui libertà e dignità sono al primo articolo. In questa dichiarazione i diritti alla vita e alla sicurezza sono al 3° articolo, come se si potesse godere dei diritti di libertà e dignità prima di essere vivi. Probabilmente ciò è dovuto al vilipendio della dignità e libertà avvenuto nel periodo fra le due guerre, da cui il bisogno di affermarle prima di tutto. La Costituzione è firmata il 27 dicembre 1947, mentre la Dichiarazione Onu è del 10 dicembre del 1948; un anno dopo. Anche il regime fascista aveva puntato molto sul lavoro. In quella visione, però, lo scopo era di rendere più forte lo Stato, mentre nella Costituzione repubblicana il lavoro garantisce la libertà e la dignità delle persone. Se ne deduce una concezione nuova, capace di generare questi valori.
Ora emerge qualcosa di più. Chi è disoccupato rischia di rimanere vittima dell’esclusione sociale. In fase di criticità dell’occupazione, in particolar modo per i giovani, il lavoro si manifesta come mezzo di inclusione e di promozione umana. L’idea di un reddito di inclusione, che passa attraverso il recupero al lavoro, ha qui le sue ragioni. Anzi, come si è già detto, il lavoro stesso promuove la cittadinanza ed è centrale nella questione sociale. Con esso l’uomo diventa attivo nella costruzione del tessuto sociale, oltre a procurare un reddito per sé e la famiglia, da sempre definita cellula della società. In questo senso, proprio perché il lavoro è base di dignità, sostegno della famiglia e costruttore della società, può essere compreso come fondamento della Repubblica italiana.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)