Ambiente
Quarta Assemblea annuale promossa dalla Chiesa locale “per verificare i passi fatti negli ultimi dodici mesi, pochi, e quelli da compiere in futuro, ancora tanti”, spiega al Sir il vescovo Antonio Di Donna. All’appuntamento presente anche mons. Filippo Santoro
“Mantenere alta l’attenzione sulla questione ambientale, riproporre una riflessione sul tema e ricordare i nostri morti per tumore, molti dei quali in giovanissima età”. Sono questi gli obiettivi della quarta Assemblea annuale sull’ambiente, promossa mercoledì 21 giugno, dalla Chiesa di Acerra. Lo spiega al Sir il vescovo, mons. Antonio Di Donna, che da anni si spende affinché sia garantita la salute agli abitanti e la salubrità delle terre che ricadono nella sua diocesi. All’appuntamento, al quale interviene mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione per i problemi sociali, il lavoro e la salvaguardia del Creato della Cei, mons. Di Donna invita istituzioni, associazioni, comitati e fedeli “per verificare i passi fatti negli ultimi dodici mesi, pochi, e quelli da compiere in futuro, ancora tanti”.
Consulta diocesana. “Ormai – ci dice il vescovo – dobbiamo parlare di vittime innocenti dell’inquinamento ambientale, in analogia alle vittime innocenti di mafia”. L’Assemblea rappresenta un punto di svolta:
“In futuro – anticipa il presule – vorremmo che non sia solo il vescovo a parlare di questioni ambientali, ma tutta la Chiesa. Per questo, dopo l’estate, costituirò una Consulta diocesana. Sarà un organismo aperto, che accoglierà membri della diocesi, ma anche uomini e donne di buona volontà impegnati nella questione ambientale. La Consulta, una sorta di Osservatorio ecclesiale sulla situazione locale, avrà anche il ruolo di intervenire e stimolare sulle varie questioni”.
Sarà “un modo per responsabilizzare i laici soprattutto”. L’auspicio è anche che “l’educazione alla salvaguardia del Creato entri nei cammini di educazione alla fede fin dall’infanzia”. In occasione dell’Assemblea viene distribuito uno scritto di mons. Di Donna, che costituirà una postfazione di una raccolta di suoi interventi e omelie sul tema della salvaguardia del creato, negli ultimi quattro anni.
Balletto dei dati. Di fronte a quello che il presule definisce “un dramma”, ci sono vari aspetti che meritano attenzione. “Innanzitutto – afferma mons. Di Donna – occorre fare quella che chiamo ‘Operazione verità’ sul nesso tra morti e inquinamento”. Su questo punto, denuncia il vescovo, “ancora oggi non si fa chiarezza, perché c’è chi dice che è tutto nella norma e chi, come i Medici per l’ambiente, ritiene il contrario. C’è un balletto di dati, che va dal negazionismo all’allarmismo”. Di qui l’appello:
“Basta con il negazionismo: a chi sostiene che il tasso d’incidenza dei tumori infantili nella cosiddetta Terra dei Fuochi è in linea con i dati nazionali oltre che con gli altri Comuni della regione, rispondo che dire che tutto è nella norma è un’assurdità. Anche un solo bambino morto di cancro è fuori dalla ‘norma’”.
Bonifiche. C’è, poi, il problema delle bonifiche, “di cui tanto si parla, ma di cui non si vede nemmeno l’ombra, eppure – rileva mons. Di Donna – i siti inquinati sono bene individuati. Ci sono anche fondi stanziati dal Governo e dalla Regione, ma non si parte”. Questo per il vescovo è incomprensibile: “Come dimostra uno studio di Confindustria, avviare le bonifiche produrrebbe anche un vantaggio dal punto di vista occupazionale”.
Non si ferma qui la denuncia: “Ad Acerra si trova il più grande inceneritore d’Europa, ma esso rischia sempre più di diventare il grande ‘assente’ nei dibattiti e nella riflessione sull’inquinamento ambientale nelle nostre terre.
È molto strano e sospetto che esso non appare mai tra le possibili fonti d’inquinamento mentre tra le cause prevalenti del tumore risultano alcol, tabacco, scarichi delle auto, aeroporto, condizionatori o addirittura fumi delle cucine.
È rimasta anche inevasa la mia richiesta di un controllo da parte di terzi sull’inceneritore”. Acerra, è l’amara costatazione del vescovo, si avvia a essere
“una città sacrificata”.
L’unica certezza, per il presule, “è che l’impianto di Acerra rimarrà l’unico della Campania”. Non solo: “Nonostante sia una città già devastata da un punto di vista ambientale, Acerra rappresenta un territorio molto appetibile per lo smaltimento abusivo dei rifiuti speciali. È sempre più necessario pertanto scongiurare il pericolo di giustificare ragionamenti o idee di sviluppo che tendano a considerare la città, già inquinata, ‘uno scarto’ su cui poter infierire senza alcun ostacolo”, mette in guardia Di Donna.
Necessità di dialogare. Il presule ricorda, infine, il cammino delle diocesi della Campania sul fronte ambientale: “Auspichiamo di riprendere il dialogo con le istituzioni: già due anni fa, il 26 settembre 2015, in occasione, della decima Giornata per la salvaguardia del Creato, celebrata ad Acerra, le istituzioni si sono impegnate formalmente su alcuni punti di salvaguardia ambientale, ma dobbiamo purtroppo dire che si procede troppo lentamente e le risposte tardano a venire.
Io sono convinto che da questo dramma non si esce se non attraverso un dialogo trasparente tra istituzioni e cittadini, anche alla luce dell’enciclica di Papa Francesco Laudato si’”.