Migranti
Nonostante qualche riconoscimento e molti propositi, rimane una situazione di stallo e nessun passo avanti si è fatto sulla famosa “redistribuzione” nei vari Paesi
Sorprendente “faccia tosta” di gran parte dei Paesi dell’Unione europea sul problema “profughi” particolarmente nei confronti dell’Italia che sopporta il peso più gravoso. Nonostante qualche riconoscimento e molti propositi, rimane una situazione di stallo e nessun passo avanti si è fatto sulla famosa “redistribuzione” nei vari Paesi. Deludente poi la seduta del Parlamento europeo di martedì, quando – mentre appunto si affrontava la questione migranti in un’aula semideserta – si è assistito persino ad uno scontro tra il presidente della Commissione Juncker e quello del Parlamento Tajani.
In realtà Juncker ha riconosciuto che “sui migranti l’Italia è stata eroica” gridando un bel “Viva l’Italia”, e proprio in quella seduta veniva comunicato che da gennaio ad oggi sono sbarcati in Europa 100.000 profughi, 85.000 dei quali sulle sponde italiane: ma ben pochi erano i parlamentari presenti, segno, purtroppo, di un disinteresse esplicito. Lo stesso presidente di turno del Consiglio europeo, il maltese Muscat, al termine del suo mandato, ha posto tra i problemi più urgenti quello dei profughi sostenendo con forza che “Non si possono lasciar sole Italia, Malta e Grecia”. Ma, a quanto pare, continuiamo a restare “soli”, mentre l’emergenza diventa sempre più ingovernabile.
A colmare la misura, contro la proposta di spartirsi gli approdi, la Francia – che pur sembrava aver dato segni di maggiore sensibilità – e la Spagna hanno opposto un duro no a qualsiasi ipotesi di aprire i loro porti alle navi delle Ong. Tante parole, anche dalla Germania, più qualche ulteriore stanziamento, ma lavandosi le mani sulla questione della collocazione dei profughi, che continuano ad essere duramente rifiutati dai Paesi del Nord e specialmente da quelli dell’Est. Giustamente Muscat ha ricordato che far parte dell’Ue significa condividere non solo alcuni ma tutti i valori dell’Europa, compreso quello della solidarietà. Ma a quanto pare, molti fanno orecchi da …mercante: è proprio il caso di dirlo!
Mentre c’è chi azzarda addirittura l’ipotesi che qualche potenza spinga verso una sorta di “svuotamento” del continente africano per poi “spartirselo”, si sta intanto facendo largo di più la vecchia e giusta idea che è necessario aiutare le popolazioni sul loro territorio per una vita più serena che li trattenga dalla fuga. Ci sta provando anche la Cei stanziando 30 milioni dell’8xmille in tre anni con progetti mirati di sostegno allo sviluppo. Come, del resto, si stanno prodigando e ci stanno provando da decenni tutti i missionari e missionarie che si dedicano con amore e con passione in quelle terre alla promozione umana insieme all’annuncio del Vangelo. Resta in molti Paesi il problema della esplosiva situazione politica che rischia di vanificare ogni sforzo; ma insieme ad un’Ue più accogliente occorre anche un’Ue diplomaticamente più efficace.