Scienza & fede
È bellissimo poter dire che siamo fatti di polvere di stelle; che siamo fatti di luce, che siamo emanazione di quella Luce prima, superiore, di cui oggi la scienza riesce a cogliere nell’universo altre tracce, mentre l’orizzonte della sua ricerca si sposta più avanti, in un continuo gioco con il Dio “nascosto” che lascia le sue briciole per farsi trovare
Carl Sagan quasi 40 anni fa annunciava che l’uomo è fatto di polvere di stelle; una recente scoperta sembra confermare che l’azoto del nostro dna, il ferro nel sangue, il calcio dei nostri denti, sono particelle di materia intergalattica che si è riunita qui, sulla terra, dopo un viaggio lungo anni luce grazie al cemento della gravità; una polvere che proviene da molto lontano. Sono stati i venti galattici a trasportarla fin sulla terra milioni di anni fa; quei venti scatenati dall’esplosione delle supernove. Una grande energia scaturita dal fine vita di queste grandi stelle che ha spinto per milioni di anni luce queste particelle di polvere.
Tra scienza, metafisica e poesia, un nuovo dato arricchisce il desiderio di sapere, appaga quel bisogno di andare oltre il tempo dell’umano trascendere della creatura. Non è un annuncio nuovo, è solo una scoperta nuova che sposta l’orizzonte delle origini al di là degli attuali confini, ma che stranamente ci riporta ancora alle prime pagine della Bibbia, dove leggiamo di quella percezione che l’uomo ha avuto quando, ispirato da Dio, ha saputo cogliere nel segno della polvere (adamà), di quella parte molle della terra, la base dell’impasto della materia che il Creatore ha scelto per “fare” l’uomo.
E il Creatore ha scelto la polvere che si è depositata sulla terra, ha scelto gli elementi fragili che hanno fatto un lungo viaggio e li ha impastati con una energia sulla quale ha fatto soffiare un altro vento, il suo Spirito, quello insufflato nelle narici del primo uomo.
Elementi semplici, piccoli, umili, che compongono quella polvere di cui siamo fatti e alla quale torneremo, per ricominciare il nostro viaggio, così come teneramente diceva, con saggezza e semplicità san Giovanni XXIII: “Siamo fatti di Cielo, stiamo un po’ sulla terra e poi torniamo a volare”.
La scienza ci aiuta a leggere con tenerezza quelle pagine delle “origini” dell’universo, della creazione dell’uomo, senza pensare di tradire l’uomo o l’universo; la tenerezza poetica ci fa cogliere nel complesso calcolo di numeri e dati come, con semplicità, l’Eterno entra nel tempo e l’uomo è pieno di divino.
È bellissimo poter dire che siamo fatti di polvere di stelle; che siamo fatti di luce, che siamo emanazione di quella Luce prima, superiore, di cui oggi la scienza riesce a cogliere nell’universo altre tracce, mentre l’orizzonte della sua ricerca si sposta più avanti, in un continuo gioco con il Dio “nascosto” che lascia le sue briciole per farsi trovare. La traversata interstellare cominciata dai filosofi solo qualche millennio fa continua.
(*) direttore “Parola di Vita” (Cosenza-Bisignano)