Viaggio apostolico
Parla il presidente della Conferenza episcopale colombiana: “La parola, la presenza e la testimonianza del Papa sono molto importanti nel cammino di riconciliazione”. E ancora: “Invitiamo tutti a compiere il primo passo ed è importante fare questo passo assieme al Papa, che tanto desidera la pace”
Fare, ognuno per la sua parte, “il primo passo” per portare la pace e la riconciliazione in Colombia, dopo tanti decenni di guerra. È senza alternative il cammino che il Paese sudamericano si appresta a compiere. La parola, la presenza e la testimonianza di papa Francesco, che visiterà la Colombia dal 6 al 10 settembre, costituiranno un punto di partenza e un incoraggiamento fondamentali. È questo il pensiero del presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Oscar Urbina Ortega, che abbiamo intervistato via skype nei pochi minuti liberi tra una riunione e l’altra. Mons. Ortega è anche l’arcivescovo di Villavicencio, dove l’8 settembre papa Francesco vivrà la giornata forse più intensa e commovente della visita in Colombia.
Eccellenza, come il Paese e la Chiesa colombiana stanno attendendo l’arrivo del Santo Padre?
Il popolo ha accolto con molta gioia questa notizia. Teniamo conto che la Colombia è un Paese di grande tradizione e maggioranza cattolica.
È un grande segno di gioia e speranza per il nostro Paese, che comincia ad uscire dalla guerra.
La sua parola, la sua presenza e la sua testimonianza sono molto importanti dentro questo cammino.
Riconciliazione è forse la parola chiave di questo viaggio, il cui slogan è “Demos el primer paso”, facciamo il primo passo. Perché la riconciliazione è così importante?
Noi siamo all’inizio di un processo. La pace non nasce soltanto perché si gettano via le armi. Occorre appunto un cammino di riconciliazione che coinvolga tutta la società, attraverso il quale la memoria delle vittime possa essere per così dire sanata. È un processo di perdono, che va accompagnato e incoraggiato. Il perdono è necessario e, a partire da questo, è possibile ricostruire il tessuto sociale. Per questo invitiamo tutti a “compiere il primo passo” ed è importante fare questo passo assieme al Papa, che tanto desidera la pace.
Quello della pace però è un cammino lento e controverso, il Paese appare diviso, polarizzato.
Sì, la polarizzazione c’è, il problema è che la stessa pace è stata politicizzata. Ma sappiamo che il cammino si deve percorrere e superare. E lo si fa innanzitutto riconoscendo l’altro, l’altra persona come fratello e figlio di Dio.
Dobbiamo far diventare la società colombiana come un poliedro, con tante facce, tante diversità… ma senza rinunciare a fare unità e a costruire un progetto comune per il Paese.
Si è parlato di diversi punti di vista anche dentro la Chiesa colombiana.
I vescovi colombiani sono uniti, e lo sono attorno a figure come quella di mons. Jaramillo, il vescovo ucciso nel suo impegno per la pace.
La Colombia avrà appunto due nuovi “patroni”, i martiri che saranno beatificati da papa Francesco…
Loro ci aiuteranno. Il vescovo Jesús Emilio Jaramillo Monsalve e don Pedro María Ramírez Ramos hanno lottato per l’unità e per la pace. Penso al grande lavoro fatto dal vescovo Jaramillo in Arauca con i contadini, per far uscire il suo popolo dalla povertà, la sua continua presenza nel territorio. Le vite e le testimonianze dei due martiri sono molto importanti per noi vescovi, per i sacerdoti, per tutti i fedeli.
Il rito di beatificazione avverrà l’8 settembre a Villavicencio, la diocesi dove lei è arcivescovo. Come state attendendo quel giorno?
Sarà una giornata davvero importante. La nostra è una terra che deve ancora svilupparsi molto. Quella del dipartimento del Meta è una terra bagnata dal sangue di tante vittime. Vivremo il cuore del messaggio che il Papa viene a portare:
“Lasciatevi riconciliare con Dio, con i fratelli e con il creato”.
Credo che sia questo l’invito centrale della visita di Francesco. Ci aspettiamo molto da quella giornata, durante la quale vivremo due momenti storici: al mattino la messa di beatificazione, al pomeriggio il grande incontro di preghiera per la riconciliazione nazionale nel Parque Las Malocas.
Come sta procedendo, a suo avviso, il processo di pace con le Farc, mentre nel Paese non cessano le violenze contro leader sociali da parte della Bande criminali?
Indubbiamente il conflitto è calato, un gruppo minoritario di guerriglieri non ha aderito al processo di pace, ma in linea di massima l’applicazione dell’accordo sta andando avanti. Il mio giudizio è nel complesso positivo. Alcuni episodi e resistenze sono comprensibili, dopo un conflitto così lungo. Sono molti gli ex guerriglieri che hanno iniziato a studiare e inizieranno il loro reinserimento sociale.