Educazione
La nostra scuola può e deve diventare una comunità educante, all’interno della quale ciascuno è chiamato a svolgere un preciso ruolo e tutta la “macchina” camminerà bene se tutti i “pezzi” si sintonizzeranno tra di loro
La nostra scuola ha riaperto le sue porte per accogliere gli studenti che si accingono a riprendere le attività didattiche. Alunni nuovi che per la prima volta varcano quella soglia per incontrare i nuovi insegnanti ed alunni che sono a metà percorso e che riprendono le attività interrotte prima delle vacanze estive. Questi primi passi del nuovo percorso scolastico sono importantissimi ed è indispensabile che tutto il personale, a partire dal dirigente scolastico fino ai docenti, il personale delle segreterie ed i collaboratori scolastici, si adoperi affinché l’ambiente sia il più possibile accogliente. La prima cosa che auguriamo a tutto il personale della scuola è di porre tutti i presupposti per creare un ambiente sereno, con relazioni impostate sul rispetto della persona. E non è poco. Se non si parte da tali punti fermi si rischia di costruire un castello di sabbia.
Ai dirigenti auguriamo una forte capacità di discernimento e di apertura al dialogo costruttivo. Ai docenti, principali promotori dell’azione educativa, ai quali è dato un compito importantissimo e delicatissimo, auguriamo entusiasmo nella relazione educativa, nel pieno rispetto del bimbo/ragazzo/giovane. La capacità di accogliere e creare un ambiente sereno auguriamo anche a tutto il personale non docente. Alcuni di loro svolgono un lavoro nascosto ma importantissimo per far sì che la “macchina” della scuola vada avanti. Un compito particolare è affidato ai collaboratori scolastici, quelli che una volta erano comunemente chiamati “bidelli”. A loro spetta la primissima accoglienza ed il loro sorriso può meglio mettere a suo agio il bambino che varca la soglia dell’ingresso. La nostra scuola può e deve diventare una comunità educante, all’interno della quale ciascuno è chiamato a svolgere un preciso ruolo e tutta la “macchina” camminerà bene se tutti i “pezzi” si sintonizzeranno tra di loro.
La comunità scolastica non è e non può essere un ambiente chiuso che non dialoga con le realtà circostanti. Ci riferiamo anzitutto alla famiglia, custode della primissima educazione e formazione del bambino. Non è da dimenticare che è sempre il bambino al centro di tutte le azioni del mondo adulto e verso il bambino devono convergere tutte le azioni di coloro i quali innestano relazioni con lo stesso. E questo parte dalla famiglia, all’interno della quale è indispensabile che i genitori testimonino ai figli una piena condivisione nell’azione educativa. Una condivisione che poi si allarga ad altri settori, prima di tutto alla scuola, ambiente nel quale lo studente trascorre il tempo maggiore nell’arco della giornata. La scuola non è la controparte della famiglia e l’insegnante non è l’antagonista del genitore. Guai se fosse così. Che fine farebbe l’armonia interna del bambino?
Tutti devono convergere verso un’azione educativa condivisa. Ci sono insegnanti bravi (tantissimi) ed insegnanti meno bravi (pochissimi) così come ci sono genitori bravi e genitori meno bravi. Il percorso educativo è difficile e sempre più complesso, però una cosa è chiara: bisogna camminare insieme. Vero è che una buona scuola ha bisogno anche e soprattutto dell’attenzione di chi ci governa. E qui con forte rammarico dobbiamo constatare che non si va oltre le parole, non si dialoga, non si vogliono vedere i problemi della quotidianità. La scuola al centro della politica spesso se ne vola con il primo alito di vento e resta la delusione sul tavolo vuoto della quotidianità. La scuola italiana soffre per tanti problemi, non ultimo quello della cosiddetta recente riforma che alla fine ha avuto il pregio di scontentare tutti o quasi. E non è stato certamente a motivo di una cattiva informazione di chi governa. C’è ben altro.
* direttore “L’Araldo Abruzzese” (Teramo-Atri)