Giovani
L’ampio vocìo mediatico di questi giorni sull’argomento risulta esagerato e forse anche demagogicamente utilizzato per propaganda politica: la classica lamentela di chi vuol fare apparire che in Italia va tutto male
Per noi siciliani che viviamo nel sud il fenomeno migratorio è un fatto quasi fisiologico. Siamo una terra di emigrazione e di immigrazione. La storia ce ne dà ampia conferma. Il fenomeno migratorio, infatti, è antico quanto l’uomo e non c’è nulla da stupirsi. La storia recente ci consegna le vicende di tanti nostri concittadini che sono andati via in cerca di fortuna in altri paesi o continenti e lì si sono integrati portando ovunque il genio italiano. Oggi però è sempre più possibile e frequente prendere la valigia e la propria professionalità e metterla a frutto laddove può essere più apprezzata. È quello che sta accadendo a molti italiani. E tuttavia l’allarme generalizzato sulla “fuga dei cervelli” italiana è obiettivamente esagerato. Il numero di laureati che emigra, infatti, è inferiore alle 20mila unità e scende a 12mila se contiamo i 7mila italiani laureati che invece ritornano.
Leggo i dati pubblicati da Rai3 sul sito della trasmissione “Tutta la città ne parla” che ha dedicato una puntata a questo argomento. Un esempio per dire che no, non c’è nessuna fuga di massa: la proporzione di italiani che emigra è inferiore, e non di poco a quella di francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi che lasciano i rispettivi Paesi. “Volendo considerare solo alcuni grandi Paesi europei – si legge – l’Italia risulta quello con il tasso di emigrazione inferiore: 1,46 abitanti per 1000 contro l’1,73 della Spagna, l’1,83 della Germania, l’1,98 del Regno Unito, e addirittura il 3,09 della Francia. Il movimento di una parte dei laureati e dei lavoratori all’estero è fisiologico in una società moderna e dinamica”. L’ampio vocìo mediatico di questi giorni sull’argomento pertanto risulta esagerato e forse anche demagogicamente utilizzato per propaganda politica: la classica lamentela di chi vuol fare apparire che in Italia va tutto male. Certamente dispiace vedere come i nostri Paesi si svuotano delle migliori risorse umane. Persone valide, che potrebbero dare un forte contributo alla costruzione di una società migliore, costrette a lasciare loro malgrado il loro paese amato.
Nei miei lunghi anni di servizio pastorale ho visto passare tantissimi giovani nelle nostre parrocchie che sono andati via dal loro paesello. Oggi sono persone affermate nella professione e nella condizione sociale nei luoghi dove hanno trovato lavoro. È giusto così. Mi fa pensare invece l’incapacità di chi rimane, perché magari ha avuto la fortuna di trovare una occupazione, ad impegnarsi per invertire la tendenza. Allora non vi è da lamentarsi tanto del fatto che alcuni talenti trovino la propria strada all’estero, quanto del fatto che non riusciamo a nostra volta ad attirarne altrettanti perché non ci sono le condizioni e non siamo capaci di sviluppare le innumerevoli risorse di un territorio ricco di possibilità, forse perché non sappiamo lavorare insieme e se qualcuno fa qualcosa, tutti a criticarlo. Con buona ragione di Tomasi di Lampedusa che direbbe: “I siciliani non vorranno migliorare mai per la semplice ragione che credono di essere perfetti”.
(*) direttore “Settegiorni dagli Erei al Golfo” (Piazza Armerina)