Stati Uniti
La sanguinosa sparatoria di Las Vegas è ad oggi la più cruenta nella storia degli Stati Uniti. La conta dei morti si attesta per ora a 59; 527 i feriti. Nella cattedrale cattolica dedicata agli Angeli custodi il vescovo di Las Vegas, mons. Joseph A. Pepe, ha voluto celebrare una veglia interreligiosa e ha invitato tutte le persone, in tutto il mondo ad unirsi a questo momento di comunione per dire basta alla violenza
(da New York) David ha guidato tre ore per raggiungere Las Vegas e mettersi in fila ordinatamente, per altrettante ore, per donare il suo sangue. E non è il solo: le code davanti alla banca del sangue spiegano lo stato di emergenza e fotografano una generosità e una solidarietà inattesa. Dai vari angoli della città – e non solo – vedi arrivare qualcuno con bottiglie d’acqua, caffè e merendine, mentre le sedi dell’Esercito della salvezza e della Croce rossa sono diventate grandi magazzini di provviste per i soccorritori e per chi, ancora sotto choc, attende di sapere notizie degli amici feriti.
La conta dei morti si attesta per ora a 59 e pian piano a ciascun volto comincia ad essere associato un nome, una storia.
Ci sono infermiere, insegnanti, un pubblico ufficiale di polizia, una cheerleaders, una nonna e la nipote: le vittime dell’eccidio che domenica notte ha colpito la capitale del Nevada erano arrivate per il “Route 91 Harvest”, il festival di musica country che ogni anno riunisce oltre 40mila appassionati. L’altra notte nel giardino, adiacente il Mandalay bay hotel se ne erano radunate 30mila ed è su di loro che ha aperto il fuoco Stephen Paddock, trasformando il tempio della musica in una tomba. Il suo arsenale era dotato di ben 23 fucili, alcuni automatici con due giri di munizioni e silenziatori: la sua guerra personale con l’umanità di cui la polizia e l’Fbi faticano, ancora, ad individuare ragioni e moventi. Nell’ultima conferenza stampa (alle 4 del mattino in Italia) un ufficiale della polizia ha precisato che Paddock non aveva complici e che la sua azione non è riconducibile ad un attacco terroristico anche se ci sono ancora punti oscuri su cui indagare.
Chiarissimi invece sono i numeri dei feriti: 527, che un numero verde cerca di mettere in contatto con i parenti alla loro disperata ricerca.
Le testimonianze di chi nella corsa per salvarsi dalla gragnuola di colpi esplosi dal 32° piano dell’albergo sono commoventi. Due ragazze hanno trovato una bambina sola e senza curarsi di rallentare la loro corsa, l’hanno presa tra le braccia e messa in salvo. Un papà, compresa la gravità della tragedia, si è sdraiato sul corpo dei suoi due bambini per proteggerli, mentre uno dei fotografi ufficiali della manifestazione ha cercato di salvare una ragazza colpita alla testa. Lo choc tra tutti è palpabile e in molti si rifiutano di parlare: sono vivi e questo conta.
Intanto alle 17 (ora locale) di lunedì pomeriggio (2 ottobre) una veglia laica ha avuto luogo davanti alla City Hall di Las Vegas e sono intervenuti assieme a diversi pastori di Chiese riformate e rappresentanti di comunità religiose anche alcuni senatori e il sindaco, che tra gli spettatori del concerto contava anche la nipote, arrivata miracolosamente illesa a casa. Nella cattedrale cattolica dedicata agli Angeli custodi il vescovo di Las Vegas, mons. Joseph A. Pepe, ha voluto celebrare una veglia interreligiosa e ha invitato tutte le persone, in tutto il mondo ad unirsi a questo momento di comunione per dire basta alla violenza. Mons. Pepe ha assicurato le sue preghiere “a coloro che sono stati feriti, che hanno perso la vita, al personale medico e ai primi soccorritori che con coraggio e sacrificio, hanno aiutato tanti”. Ha poi sottolineato “le storie di tutti coloro che si sono aiutati in questo momento di crisi” perché “come ci ricorda il Vangelo, siamo chiamati ad essere i buoni samaritani del giorno moderno”. Infine ha concluso estendo il suo ricordo non solo alla sua diocesi ma anche a tutto il mondo e in particolare a coloro
“la cui vita è spezzata dagli eventi di violenza quotidiana”.
A mons. Pepe è giunto anche un telegramma di cordoglio di papa Francesco: “Profondamente rattristato per aver appreso della strage”, si legge nel testo, il Santo Padre esprime “vicinanza spirituale a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia insensata”. Francesco rende omaggio “agli sforzi della polizia e del personale di soccorso nelle emergenze”, e prega “per i feriti e tutti coloro che sono morti”, affidandoli “all’amore misericordioso del Signore”. Così pure il cardinale Daniel N. DiNardo, presidente della Conferenza episcopale Usa, che ha assicurato le sue preghiere e quelle degli altri fratelli vescovi per le famiglie delle vittime e dei feriti, credendo con fede “che la luce non può essere vinta dal buio”.
La sanguinosa sparatoria di Las Vegas è ad oggi la più cruenta nella storia degli Stati Uniti e ha riaperto il dibattito sulla legge per il controllo della vendita di armi: tema controverso che trova sostegno nel secondo emendamento della Costituzione ma che di fatto, soprattutto dopo gli eccidi degli ultimi anni, vede un mercato sempre più in crisi e un’opinione pubblica fortemente critica verso le lobby delle armi. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, ha dichiarato che il presidente continua a supportare il secondo emendamento ma ha voluto ricordare che in questo momento la nazione richiede unità e lavoro comune e che è il momento non è opportuno per aprire dibattiti sul possesso delle armi.