Chiesa locale
Un grande abbraccio commosso. Una grande giornata per tutta la comunità fossanese che domenica si è stretta a mons. Derio Olivero in occasione dell’ordinazione episcopale
E adesso? Una domanda che in tanti si sono fatti, complice la commozione di questi giorni, di queste settimane, dopo la notizia della nomina a vescovo di don Derio e che domenica con l’ordinazione episcopale ha avuto il suo sigillo finale, come a dire: “Adesso è davvero vescovo e lascerà Fossano”.
E adesso che si fa? È normale, è umano, è giusto sentirsi un po’ smarriti. Lo hanno provato in tanti, i confratelli del clero fossanese, gli amici di sempre, i collaboratori che con lui hanno condiviso mille iniziative in questi anni, i rappresentanti delle istituzioni con le quali ha lavorato e dialogato, lui convinto sostenitore e “operaio” di una Chiesa in uscita. Una Chiesa che deve stare nel mondo, tra la gente, oppure non è Chiesa. Una Chiesa che – ha detto – “è universale non perché è dappertutto, ma perché è aperta a tutti”.
È normale che insieme ai sorrisi e agli abbracci di domenica ci sia anche la tristezza di un distacco. E un po’ di timore per il futuro. Lasciarsi è un lutto. Ma nei momenti di difficoltà c’è già, magari nascosto, il germe di una rinascita, la forza per andare avanti. E lo si è visto chiaramente domenica nella grande giornata che ha vissuto la comunità fossanese. Non solo la Chiesa locale, ma tutta la città. Una giornata storica. Che va ben oltre al puro “fatto emozionale”. Non è soltanto questione di occhi lucidi. È stata ed è una presa di coscienza di quanto, insieme, si può davvero camminare e costruire bellezza. E, per chi crede, essere Chiesa.
E allora adesso? Adesso c’è da continuare a camminare, con coraggio e con gioia.
(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)