Politica

Referendum Veneto e Lombardia. Il nocciolo della questione

Il 22 si vota per un referendum perfettamente inutile sul piano istituzionale – è consultivo e basta –, ma con una forte valenza “politica”. E un pesante riflesso economico

Il 22 ottobre si terranno, nelle due Regioni italiane più dinamiche economicamente – Lombardia e Veneto – due referendum consultivi dal sapore decisamente economico. Si tratta di approvare o meno l’eventuale attribuzione da parte dello Stato di maggiori autonomie alle due Regioni. E non si tratta di un mero trasferimento di poteri: negli ultimi anni molto Stato si è decentrato a livello regionale. Ma la questione vera riguarda le risorse:

possono, Veneto e Lombardia, tenersi una quota maggiore della ricchezza che producono?

Il nocciolo sta tutto qui. Soprattutto i lombardi, ma anche i veneti, sono i più generosi contribuenti dello Stato italiano: ricevono indietro molto meno di quanto danno a Roma e alle altre Regioni. Ed è una cosa tutto sommato normale, in ogni angolo del mondo, che chi è più ricco contribuisca di più al bene comune.

Solo che la sproporzione è assai marcata, suscitando due tipi differenti di sentimenti: a Milano e dintorni, una sofferenza ultradecennale su come vengono spesi quei soldi dallo Stato italiano, quindi un astio – che ha avuto importanti riflessi politici – nei confronti di quella parte d’Italia considerata, a torto o a ragione, “mantenuta” dal contribuente lombardo e dal suo lavoro.
Nel Veneto, Regione confinante con due a statuto speciale (Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), c’è stata negli anni Novanta una fiammata di tipo identitario – leone di San Marco, irredentismo, “popolo veneto”… – che si è scaricata soprattutto a livello elettorale sulla Lega Nord. Quindi la bonaccia e, infine, la crisi economica che ha acuito certi disagi che si sono poi espressi in maniera clamorosa.

Per dire, sono oltre una cinquantina i Comuni che hanno imboccato il lungo iter per staccarsi dal… Veneto (passato da protagonista a vittima di secessionismi) e unirsi alle vicine Regioni confinanti. Quelle a statuto speciale, s’intende: quelle insomma che trattengono in loco la buona parte o la quasi totalità delle imposte generate sul territorio.

Gli effetti sono paradossali: al di là del confine, Provincia autonoma o Regione finanziano a pioggia quegli impianti sciistici che fanno il benessere di una valle e che, superato il confine verso il Veneto, sono a totale carico dell’imprenditoria privata. O i finanziamenti regalati per costruire case, far iniziare attività produttive, sostenere aziende in difficoltà, promuovere il territorio, realizzare infrastrutture…
Insomma, più che il leone di San Marco (simbolo dell’antica potenza della Serenissima veneziana), potè l’Agenzia delle Entrate. Il 22 si vota per un referendum perfettamente inutile sul piano istituzionale – è consultivo e basta –, ma con una forte valenza “politica”. E un pesante riflesso economico.