Economia

Legge di bilancio 2018: ecco alcuni punti qualificanti, con una doppia avvertenza

Proviamo a vedere schematicamente alcuni punti qualificanti dell’operazione, con una doppia avvertenza. Da un lato, infatti, la manovra valida per i cittadini sarà quella approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre e non quella uscita dal Consiglio dei ministri; dall’altro lato, lo stesso testo varato dal governo non è ancora del tutto definito nei dettagli e quindi le notizie sono quelle che si possono ricavare dal comunicato diffuso da Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri, dalle indiscrezioni ufficiose sulla cosiddetta “bozza d’ingresso”, quella portata in Cdm dal ministro dell’Economia, e dalle dichiarazioni di membri del governo

(Foto: T. Barchielli)

Una manovra economica da 20,4 miliardi di euro, di cui 10,9 ricavati da nuovo deficit e altri 9,5 ottenuti con coperture finanziarie autonome, soprattutto attraverso la lotta all’evasione fiscale. Ma se si tiene conto che 15,7 miliardi di euro erano necessari soltanto per bloccare l’aumento dell’Iva e delle accise (che sarebbe scattato in automatico come clausola di salvaguardia prevista a livello europeo) e 2 miliardi per il non più rinviabile rinnovo dei contratti del pubblico impiego, fermi ormai da otto anni, appare evidente che i margini per il governo erano davvero esigui. Del resto erano mesi che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parlava di un “sentiero stretto” tra l’esigenza di sostenere la fragile crescita economica del Paese e l’impegno a tenere in qualche modo sotto controllo i conti pubblici. Mettendo insieme il disegno di legge di bilancio varato lunedì dal Consiglio dei ministri e il decreto fiscale della scorsa settimana, il risultato è una manovra economica che il premier Gentiloni ha presentato come “snella, ma efficace” e senza i paventati “lacrime e sangue”. In effetti, almeno non sono previste nuove tasse: oltre all’Iva, non aumenteranno neanche i tributi regionali e locali.

Proviamo a vedere schematicamente alcuni punti qualificanti dell’operazione, con una doppia avvertenza. Da un lato, infatti, la manovra valida per i cittadini sarà quella approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre e non quella uscita dal Consiglio dei ministri; dall’altro lato, lo stesso testo varato dal governo non è ancora del tutto definito nei dettagli e quindi le notizie sono quelle che si possono ricavare dal comunicato diffuso da Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri, dalle indiscrezioni ufficiose sulla cosiddetta “bozza d’ingresso”, quella portata in Cdm dal ministro dell’Economia, e dalle dichiarazioni di membri del governo.

Lavoro giovanile. Dal primo gennaio 2018 i datori di lavoro che assumeranno giovani a tempo indeterminato beneficeranno per i primi tre anni di una riduzione pari al 50% dei contributi previdenziali. La misura si applicherà agli under 35 per il solo 2018, dopo di che il limite sarà quello fissato dalla Ue a 29 anni. Gli sgravi scatteranno dal prossimo anno anche per i contratti stipulati tra novembre e dicembre 2017 e, a differenza del passato, saranno “strutturali”, cioè si applicheranno a tutti i contratti stabili dal 2018 in avanti. Essi sono previsti anche per la conversione dei contratti a tempo determinato in indeterminato e per la stabilizzazione di alcuni tipi di contratti di apprendistato. L’impresa non sarà ammessa al beneficio o lo perderà se licenzierà o lo avrà fatto nei sei mesi precedenti: una norma per impedire l’uso strumentale della misura. Gli sgravi saranno del 100% per i giovani delle regioni meridionali, per l’assunzione di studenti/apprendisti entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio e per i cosiddetti Neet (gli under 29 che non studiano né lavorano) intercettati dai programmi di “Garanzia giovani”. Per gli incentivi al lavoro giovanile sono previsti nel 2018 circa 300 milioni, che dovrebbero in teoria salire a 800 milioni nel 2019 e a 1,2 miliardi nel 2020.

Povertà. Dal primo gennaio partirà finalmente il reddito d’inclusione (Rei) per il quale la manovra stanzia 300 milioni in più nel 2018, che si aggiungono agli 1,7 miliardi già stabiliti dalla legislazione vigente. Il Rei oscillerà dai 190 euro mensili per una persona fino a 485-490 euro per un nucleo con almeno 5 componenti e sarà associabile allo svolgimento di un’attività lavorativa, ma non ad altri ammortizzatori sociali.

Imprese. Vengono prorogati “superammortamento” e “iperammortamento”, le misure che agevolano rispettivamente gli acquisti di macchine utensili tradizionali e di beni legati alla digitalizzazione della produzione. Si tratta dei due cardini del Piano Industria 4.0 che sta dando buoni risultati in termini di rilancio degli investimenti.

Previdenza. Novità in arrivo per l’APe (Anticipo pensionistico) sociale, il sussidio che accompagna fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia alcune categorie meritevoli di particolare tutela. Per l’accesso verrà riconosciuto alle lavoratrici un bonus di 6 mesi per ogni figlio, con un tetto di 24 mesi. Potranno accedere all’APe sociale anche i lavoratori con contratti a termine, purché negli ultimi tre anni abbiano cumulato almeno 18 mesi di lavoro.

Università e scuola. Saranno assunti oltre 1.500 ricercatori tra atenei ed enti di ricerca. Un segnale anche per i professori che hanno protestato per il blocco degli stipendi del passato: la frequenza degli scatti di anzianità passa da tre a due anni. Per i presidi si avvia il riallineamento delle buste paga con quelle degli altri dirigenti statali.

Ecobonus. La manovra introduce un credito d’imposta del 36% delle spese fino a 5 mila euro per interventi nelle aree verdi di case e condomini. Prorogate le misure di sostegno alla riqualificazione energetica, ma per finestre e caldaie la detrazione scende al 50%.

Fisco. Il decreto fiscale che accompagna la legge di bilancio prevede, tra l’altro, una nuova “rottamazione” delle cartelle fiscali che riguarda i casi pendenti dal primo gennaio al 30 settembre 2017. Vi potranno accedere anche coloro che non hanno pagato le rate dovute per precedenti rateizzazioni.