Ricostruzione

Guerra in Siria. Elizabeth Hoff (Oms): ristrutturazione dei centri clinici distrutti e formazione dei medici per vincere l’emergenza

Oltre la metà degli ospedali è fuori uso a causa dei combattimenti. Due terzi del personale sanitario ha lasciato la Siria, per cui bisogna formare nuovi dottori e infermieri, attivare corsi di formazione e rinnovare i macchinari. Sei anni di guerra hanno messo al tappeto il sistema sanitario siriano. A parlarne al Sir è Elizabeth Hoff, rappresentante in Siria dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità. Ristrutturazione delle strutture sanitarie, formazione dei medici e infermieri per curare al meglio la popolazione sono le due urgenze ravvisate dalla rappresentante dell’Oms ora che si comincia a parlare di ricostruzione

Elizabeth Hoff

Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati, quasi 6 milioni di bambini siriani vivono sotto i bombardamenti. Di questi, circa 3 milioni sono cresciuti vedendo solo la guerra. La copertura contro malattie come il morbillo si attesta al 69%, per la polio scende al 66%. Oltre la metà degli ospedali è fuori uso a causa dei combattimenti. Le file in quei pochi che ancora funzionano sono lunghe, le liste di attesa sono interminabili e la qualità dei servizi è ovviamente scaduta causa la guerra. La maggior parte della popolazione non ha più lavoro e di conseguenza non può permettersi un’assistenza sanitaria. Due terzi del personale sanitario ha lasciato la Siria, per cui bisogna formare nuovi dottori e infermieri, attivare corsi di formazione e rinnovare i macchinari. Sono solo alcuni dei dati che raccontano l’emergenza sanitaria in Siria, dopo sei anni di conflitto. Sullo sfondo grava l’incognita dei fondi per la ricostruzione. A parlarne al Sir è Elizabeth Hoff, rappresentante in Siria dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità.

 Com’è al momento la situazione in Siria?
Attualmente diverse aree della Siria stanno diventando più sicure anche se sfortunatamente si registrano ancora combattimenti nel nord-est del Paese e tensioni in qualche zona a sud. A Damasco, Aleppo, Latakia e nelle principali città la situazione appare più tranquilla, sicura e stabile e le persone hanno cominciato a ricostruire.

Per ciò che riguarda l’emergenza sanitaria, invece?
Sotto il profilo sanitario occorre dire che

il 60% degli ospedali e dei centri clinici è andato distrutto a causa della guerra

e ristabilirli rappresenta una grande priorità. Speriamo di avere i necessari investimenti per il futuro della Siria così da ricostruire o ristrutturare tutto il necessario per curare le persone. Ogni sforzo, però, sarà vano se non si persegue

un’altra grande priorità: la formazione dello staff medico.

Ciò che intendiamo fare, allora, è combinare insieme la ricostruzione dei centri e degli ospedali distrutti con la formazione del personale sanitario, medici e infermieri, tecnico come operatori di laboratorio. Purtroppo più della metà del personale medico e paramedico ha lasciato la Siria durante questi anni di crisi.

Quali sono le principali patologie cui dover fare fronte?
Oggi in Siria, dopo sei anni di guerra, abbiamo un alto numero di feriti e di persone disabili che vanno ad aggiungersi a quelle sofferenti di patologie croniche che hanno bisogno di essere curate. A tale scopo siamo impegnati in progetti di cooperazione con ospedali fuori dei confini siriani. Uno in particolare è in atto con il Bambino Gesù di Roma.

Di cosa si tratta?
Il progetto, firmato di recente, con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma vuole garantire supporto al sistema sanitario della Siria per migliorare l’assistenza specialistica per bambini e adolescenti. Questo avverrà attraverso l’aggiornamento della formazione specialistica del personale medico ed infermieristico dell’Ospedale pediatrico universitario e del Centro cardiovascolare dell’Ospedale dell’Università Al‐Muwassat di Damasco, con la prospettiva di allargare in futuro questo programma ad altre unità pediatriche attive negli ospedali pubblici gestiti dai ministeri della Salute e dell’Istruzione superiore in varie aree geografiche della Siria come Latakia e Aleppo.

Il programma avrà una durata iniziale di 3 anni e rappresenta un passo in avanti verso il rafforzamento delle capacità del sistema sanitario siriano, che hanno subito un forte deterioramento in tutto il Paese a causa del conflitto. Il miglioramento delle competenze di medici e infermieri nell’ambito delle cure pediatriche allevierà le sofferenze dei bambini malati, la categoria maggiormente colpita durante il periodo di crisi.

Un passo decisivo per il futuro della Siria, anche nel campo sanitario, saranno i finanziamenti per la sua ricostruzione…

È importante che la comunità internazionale garantisca i fondi necessari per ricostruire la Siria.

Allo stesso modo è importante la solidarietà del mondo verso i siriani, senza farsi trascinare nelle questioni politiche. È  urgente capire in che modo possiamo aiutare questo popolo a ricostruire la propria nazione.

È ottimista per la rinascita siriana?
Sono molto ottimista. Quello siriano è un grande popolo che ama il proprio Paese e per questo saprà ricostruirlo.