Cattolici & società
Diventa fondamentale il dopo-Cagliari. Ovvero riuscire a mantenere quella tensione che suscita energie, le valorizza, le mette a sistema. Cosicché attraverso buone politiche si possa riorientare anche la politica. Attraverso la convergenza e la collaborazione tra i tanti soggetti del cattolicesimo italiano si trovi la modalità di una presenza plurale e però sinergica, capace di incidere e di educare
C’è qualcosa di nuovo. Sembra che la Settimana sociale ci consegni finalmente una modalità nuova e adeguata di interlocuzione con il sistema politico-istituzionale, italiano ed europeo.
Non si tratta semplicemente di affermare principi o di proporre analisi: a Cagliari si è scesi nel campo della politica, attraverso lo spendersi, franco, puntuale, “artigiano”, sulle politiche. Un campo da maneggiare con cura, che può scottare, ma anche un campo cruciale, a sentire i ripetuti appelli di papa Francesco. Perché siamo di fronte a un cambio di paradigma.
È finito il mito liberista, mercatista e radicale, anche se ancora furoreggia e continua a fare danni. Mentre avanzano la protesta e la paura, figlie di una stagione di seminagione d’ignoranza, che inevitabilmente genera violenza e menzogna.
Cambiato il paradigma serve una proposta.
È stato detto, giustamente, da Mauro Magatti: “È ripartendo da qui, dalla riscoperta della sua più intima matrice cattolica, che oggi l’Italia può risollevarsi, cogliendo le opportunità del cambio di paradigma in corso. Dobbiamo chiudere una pagina e aprirne una nuova”. Traguardando, come in conclusione ha detto mons. Filippo Santoro, due orizzonti, quello mediterraneo (con il Mezzogiorno) e quello europeo.
Dunque, proposte concrete, ma inserite in un contesto, in un quadro. Proposte concrete, quattro consegnate al presidente del Consiglio, tre al presidente del Parlamento europeo, sul lavoro perché il lavoro è il grande snodo di questo cambiamento d’epoca. In cui le politiche richiamano la politica, quella con la maiuscola e anche quella con la minuscola, ovvero le alchimie delle forze politiche.
È in fin dei conti proprio questo il modo, che si ricercava ormai da tempo, per dare al continuo spendersi di papa Francesco, gambe, mani, forme adeguate.
Non si tratta più, insomma, di difendere un equilibrio, o di denunciare delle derive, ma competere per orientare il cambiamento. In una direzione pienamente umana.
Giusta ambizione. Anche se ovviamente si tratta di un impegno assai arduo.
Così diventa fondamentale il dopo-Cagliari. Ovvero riuscire a mantenere quella tensione che suscita energie, le valorizza, le mette a sistema. Cosicché attraverso buone politiche si possa riorientare anche la politica. Attraverso la convergenza e la collaborazione tra i tanti soggetti del cattolicesimo italiano si trovi la modalità di una presenza plurale e però sinergica, capace di incidere e di educare.
In questo lavoro complesso papa Francesco continua ad offrire spunti e orizzonti larghi, che ben accompagnano il rinnovato investimento sul concreto delle iniziative pratiche. Emblematico il più recente, concludendo il convengo della Comece su “ri-pensare l’Europa”. Ha ricordato l’Europa della ricostruzione benedettina, appunto anche allora in un importante e drammatico cambiamento d’epoca, perché “mostri anche a noi cristiani di oggi come dalla fede sgorga sempre una speranza lieta, capace di cambiare il mondo”.