Solidarietà
Oggi i preti diocesani in Italia rispondono alle sfide sociali più difficili. Nel mese di dicembre, in cui i fedeli sono invitati a donare un’Offerta che li accompagni nella missione, ecco come il loro annuncio in Parola e opere cambia il volto del Paese
Creare alloggi è la nuova opera di misericordia. Dal 2006 al 2015 è aumentata dall’11,6 al 27% la quota di cittadini con problemi abitativi, secondo la Caritas Italiana. Affitti e utenze diventano più difficili da coprire. A Chioggia per esempio, la Tenda di Sara, con abitazioni temporanee ricavate nella parrocchia del Buon Pastore, affidata a don Antonio Chiereghin, è approdo per tanti. Aperta nel 2016, anche con fondi 8xmille, alloggia 20 persone. Sono italiani, di cui 4 minori: single e famiglie, in condizione di grave disagio, segnalati dai servizi sociali. E con un tetto, un indirizzo da comunicare nei colloqui di lavoro, arriva anche una possibilità di ripartenza. “Siamo chiamati come cristiani a prenderci cura del prossimo senza giudizi. La Tenda di Sara è un modo di vivere il Vangelo nella concretezza di vita, dall’accoglienza al percorso di accompagnamento con la Caritas diocesana”, dice don Antonio. Franca, 52 anni, è stata tra i primi ad essere accolti in una delle 4 unità abitative: “Questo posto ce l’ho nel cuore: mi ha regalato un tetto e la speranza di un lavoro. Possiamo dire solo grazie a chi ci ha aiutato e ancora ci sta vicino”. Don Marino Callegari, direttore della Caritas diocesana di Chioggia, spiega come l’housing sociale è stato per la Chiesa il passo nella grave marginalità: “È un fenomeno vicino, non solo metropolitano, che chiede risposte articolate. La Tenda è un esempio di come oggi la carità ci insegni a ‘leggere’ il territorio. È una testimonianza di fede, oltre le apparenze”. Secondo il ministero dell’Interno dietro il 90% di sfratti in Italia nel 2016 (ultimo dato disponibile) c’è stata “morosità incolpevole”. Cioè licenziamenti, riduzione delle ore di lavoro, chiusura attività, separazioni, con quasi 100 famiglie al giorno coinvolte a livello nazionale.
All’altro capo del Paese, nella cattedrale di san Gerlando, una delle parrocchie che hanno risposto all’appello dell’arcidiocesi di Agrigento ad ospitare persone in emergenza abitativa, il parroco don Giuseppe Pontillo ha allestito un rifugio notturno con 6 posti letto, gestito da volontari. “È quasi solo per le emergenze temporanee – spiega il sacerdote -. C’è un ricambio giornaliero. Chi arriva viene accolto con familiarità”. I fedeli hanno risposto al suo appello: “Ognuno dei parrocchiani fa quello che può. Per ora è un piccolo segno, ma speriamo diventi un modello d’accoglienza”. Chi ha bisogno di una casa per più tempo è indirizzato invece a Casa Rahab, struttura della Caritas diocesana, aperta nel 2014 e cofinanziata dall’8xmille con 138mila euro. All’interno, 7 mini appartamenti per 15 persone. “Voglio trasmettere ad altri l’amore incondizionato che ricevo qui” dice Roberto, “domiciliato” a Casa Rahab. “Chi arriva si sente incapace di ribaltare il suo destino. Noi lavoriamo sulle potenzialità, restituendo fiducia, per accompagnarli fuori dall’emarginazione”, spiega Matteo Corbo, operatore responsabile della casa. Secondo dati Open Polis 2017, l’emergenza abitativa tocca ormai sia i redditi bassi (22 mila euro l’anno) che quelli medi (35 mila). L’identikit di chi perde la casa è composto per il 55% di operai (specie edili), il 23% precari, in gran parte laureati, il 12% disoccupati e il 10% pensionati.
Anche Casa Accessibile a Rosciano, alla periferia di Fano (Pesaro-Urbino) racconta storie di vite cambiate, di famiglie oggi inserite nel quartiere. Dal 2008 l’ex canonica di Santa Maria è stata riconvertita in casa-alloggio per 25 persone (anche con 200mila euro dall’8xmille). L’allora parroco don Giuliano Marinelli, 77 anni, anche lui sostenuto nella missione dai fedeli italiani con l’Offerta, si è ritirato pochi mesi fa per raggiunti limiti d’età, passando il testimone a don Federico Tocchini: “Il sogno di Giacobbe – racconta con l’entusiasmo di sempre – o Casa Accessibile, come la chiamiamo qui, conta sull’apporto fondamentale della diocesi”. Nei 13 mini-appartamenti si sono alternati madri con figli minori o mariti in carcere, padri separati, immigrati, che oggi in Italia rappresentato il 50% dei senza casa. Perché un tetto è anche un progetto di coesione sociale, la paziente scommessa sul saper vivere come fratelli. Per donare: www.insiemeaisacerdoti.it