Giornata mondiale poveri
La scelta dei poveri diventa anche scelta di politiche ambientali. Occorre lottare “con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”
Celebreremo il 19 novembre 2017, 33esima domenica del tempo ordinario in liturgia, la prima Giornata mondiale dei poveri, indetta da un documento di papa Francesco che ha per titolo “Non amiamo a parole ma con i fatti”. Questo significa seguire Gesù povero e, nello stesso tempo, liberare i poveri da una condizione che disumanizza. Non è improprio, nel pensare a questa giornata, fare una riflessione sulla cura della casa comune, per l’intrinseca connessione fra povertà e ambiente. Dice la “Laudato si’” al n. 49: “Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. Al n. 2 si legge: “Fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che geme e soffre le doglie del parto” (Rm 8,22).
C’è un’intima relazione fra i poveri e la fragilità del pianeta. Nel testo dell’enciclica, fin dai primi paragrafi, si riflette sull’interconnessione di tutti gli esseri viventi sul nostro pianeta; noi stessi ne siamo parte. I disastri ecologici e quelli climatici sono una ferita alla terra che ci richiama ad una cura “parentale”, come quella dei famigliari verso i componenti ammalati. Essa è “sorella e madre” per noi. Ricordiamo poi che i cambiamenti climatici producono fame e migrazioni. Trattando male la terra produciamo povertà, produciamo poveri. Salta agli occhi l’inquinamento atmosferico, causato dall’emissione dei gas serra e, quindi, dell’uso di energia fossile per produzione delle merci, riscaldamento degli ambienti e mobilità. L’enciclica denuncia una cultura dello scarto, che accumula rifiuti e avvelena la casa comune; ma mette da parte anche le persone non più funzionali al mercato; persone che, “disperse nell’ambiente”, lo rendono tossico.
Un’economia circolare potrebbe recuperare importanti risorse da un uso intelligente dei rifiuti con il riuso, il reimpiego di materie recuperabili, produzione di energia e posti di lavoro in più. Con questi si reintroducono nella società gli esclusi. Invece le raccolte differenziate sono lente. A Forlì si è arrivati a sfiorare il 65%. Ogni anno 433mila tonnellate di rifiuti prodotti in Italia vengono inviati all’estero (Austria e Ungheria prendono rifiuti e non vogliono immigrati!), con una spesa di 86 milioni di euro, risorse utili per un più intelligente welfare a favore dei disagiati. La scelta dei poveri diventa anche scelta di politiche ambientali. Occorre lottare “con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)