Periferie
Chi sceglie radicalmente l’inculturazione è un Altro, è Gesù. Essendo Dio si è fatto uomo attraverso l’incarnazione, forma sublime di inculturazione dalla culla alla croce, tanto da far esclamare a Pilato “Ecco l’uomo”.
Albero e presepe significano che Dio è vicino e ci ricordano, fra l’altro, la compassione del Padre celeste per l’umanità. In Piazza San Pietro si inaugura l’addobbo dell’abete, luce dei desideri: “Pace in terra agli uomini e gloria a Dio nell’alto dei Cieli”. Così in tutte le chiese del nostro Paese e talvolta anche nel sagrato. Ma nelle piazze e nei borghi dove vivono le nuove etnie dell’opinione e del pensiero, quale luce dei desideri? Non c’è una stella, non c’è una stalla ma solo greppie, abeti e botteghe, appesantiti di addobbi e balocchi, in una luce fredda .
C’è tutto di tutto manca “solo” Lui. Ciò nonostante lo Spirito Santo semina la Parola e raggiunge tutte le coscienze, destinate ad essere un unico Gregge. Dialogando al bar con amici sul tema della speranza e anche sul dopo, così concludeva in modo perentorio un padre e nonno di una bella e numerosa famiglia: “Io non so e se non so non posso commentare e se non posso commentare non mi interessa”. Un’affermazione agnostica di una persona come tante. È in atto una omologazione culturale della maggioranza che interessa tutto l’occidente; venuta da lontano è penetrata dall’alto nell’assetto sociale e dai faldoni delle accademie è calata nelle periferie. Una vera e propria sfida culturale. Infatti l’ateismo, l’agnosticismo e il materialismo pratico sono un fatto popolare che s’insinua anche nella minoranza, stravolge le statistiche e interpella fortemente il rinnovo della pastorale.
Urge andare nelle periferie, condividere il linguaggio, il vestito, la condizione della gente per costruire comunità e non semplicemente strutture. Cosa significa tutto ciò per noi, lasciamolo dire a Sebastian Tudu, vescovo di una diocesi in Bangladesh (60mila cattolici), con forte identità tribale:“Inculturazione accoglienza e integrazione, così la Chiesa nasce e cresce fra i tribali”. Ma chi sceglie radicalmente l’inculturazione è un Altro, è Gesù. Essendo Dio si è fatto uomo attraverso l’incarnazione, forma sublime di inculturazione dalla culla alla croce, tanto da far esclamare a Pilato “Ecco l’uomo”. Uomo perfetto per tutte le stagioni, maestro di una inculturazione umana nel linguaggio, nel vestito, nella vita per portare la buona notizia della Salvezza e il mandato di annunciarla a tutto il mondo con il suo metodo.
(*) direttore “Il Nuovo Amico” (Pesaro-Fano-Urbino)