Sviluppo integrale
Il modello di sviluppo ormai superato è quello basato sull’iniquità dei rapporti commerciali tra i popoli, della logica del profitto a ogni costo per l’arricchimento materiale dei più ricchi e potenti a danno dei più poveri e deboli, della supremazia della finanza sulla produzione, del valore assoluto dato ai beni materiali e per converso al disprezzo dell’unico valore che è l’uomo. La ricchezza che il Padre ci dona è invece in un bambino: lì è la nostra speranza e in lui il nostro futuro.
Il cuore del messaggio che il Papa ha rivolto al mondo nel giorno di Natale è proprio all’inizio, quando facendo la rassegna della situazione mondiale e indicandone con chiarezza la causa considera che “oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, ‘non c’è posto nell’alloggio’ (Lc 2,7)”.
Il modello di sviluppo ormai superato è quello basato sull’iniquità dei rapporti commerciali tra i popoli, della logica del profitto a ogni costo per l’arricchimento materiale dei più ricchi e potenti a danno dei più poveri e deboli, della supremazia della finanza sulla produzione, del valore assoluto dato ai beni materiali e per converso al disprezzo dell’unico valore che è l’uomo.
Gesù aveva appunto detto: “che giova all’uomo possedere anche tutte le ricchezze del mondo, se poi perde la sua vita?”. E Papa Paolo VI cinquant’anni fa nella mirabile enciclica “Populorum progressio” (lo sviluppo dei popoli) aveva ammonito con profetica chiaroveggenza che se non si rimuovono le ingiustizie nei rapporti tra i popoli, i poveri diventeranno sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
La ricchezza che il Padre ci dona è invece in un bambino: lì è la nostra speranza e in lui il nostro futuro.
Il Papa passa poi in rassegna i volti e le sofferenze dei bambini di tutto il mondo, immagine vivente di Gesù, dove il futuro è la guerra, la fame, la morte: prezzo della smodata ricchezza di pochi che hanno chiuso il loro cuore nella cassaforte dei loro depositi e così non vogliono sentire la disperazione dei miseri, quelli che nel Giudizio pronunceranno la loro terribile condanna.
Conclude il Papa: “Gesù conosce bene il dolore di non essere accolto e la fatica di non avere un luogo dove poter poggiare il capo. Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme”.
Diceva bene sant’Ireneo: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”.
(*) direttore “La Vita Casalese” (Casale Monferrato)