Missionari

Don Valerio, il prete dei mapuche

Ha compiuto 86 anni lo scorso 18 dicembre e si trova nella diocesi di Neuquen da oltre mezzo secolo. Tra i primi missionari monferrini mandati in Argentina al tempo del Concilio Vaticano II dal vescovo di Casale Monferrato, mons. Giuseppe Angrisani, appena arrivato gli fu affidata la zona di Ruca Choroi, tra la popolazione mapuche che viveva in baracche di legno, sulle Ande al confine con il Cile.

Ad Aluminè, nella Patagonia argentina, al confine con quella cilena, il missionario monferrino padre Valerio Garlando ha compiuto, lo scorso 18 dicembre, 86 anni, e si trova nella diocesi di Neuquen da 53 anni, precisamente dal Natale del 1964. Tre anni fa ha ottenuto l’alto riconoscimento che il Governo della Provincia del Neuquen ha voluto conferirgli per il lavoro umanitario che svolge da più di 50 anni tra la popolazione locale. La “Honorable Legislatura de la Provincia del Neuquen” ha riconosciuto “di interesse del potere legislativo il lavoro umanitario, educativo, sociale e di solidarietà che padre Valerio realizza nelle località di Ruca Choroi, Aluminè e dintorni, lavoro che ha trasceso quello strettamente pastorale contribuendo con grande merito alla crescita di quelle comunità”.

Padre Valerio è originario di Lu Monferrato dove ha ancora parenti. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1955, andò in Patagonia nel 1964, tra i primi missionari monferrini mandati dal vescovo mons. Giuseppe Angrisani dopo l’incontro al Concilio Vaticano II col vescovo argentino Jaime De Nevares, primo vescovo della nuova diocesi di Neuquen. La nostra diocesi, allora, aveva abbondanza di sacerdoti.
A padre Valerio fu affidata la zona di Ruca Choroi, tra la popolazione mapuche che viveva in baracche di legno, sulle Ande al confine con il Cile. I primi anni furono difficilissimi, vissuti all’aperto. Di notte si legava a un albero per non cadere nel fuoco acceso per riscaldarsi.
Costruì una chiesetta per dire messa e dovette aspettare otto anni prima che qualcuno ci entrasse. Poi, a poco a poco, le cose cambiarono. I mapuches cominciarono ad apprezzarlo e ad amarlo. Lui imparò la loro lingua, andava a cavallo come loro.
Sceso ad Aluminè – che è il centro di tante piccole valli – costruì una chiesa con accanto una casa-convitto perché il Governo argentino mandava i maestri per la scuola elementare nella valle, ma i bambini della montagna non potevano scendere per frequentarla. Don Valerio provvedeva a tutto: alloggio, vitto, lavanderia. La gente del posto cominciò ad aiutarlo e lui proseguì costruendo una casa di riposo per anziani e poi una casa di incontri ed esercizi spirituali. La popolazione lo ama e lo apprezza.
Il resto è storia recente: una nuova chiesa moderna dall’altra parte del paese e, soprattutto, una scuola di arti e mestieri per dare una istruzione e un mestiere ai giovani del posto, in cui insegna anche a produrre il formaggio come si fa da noi in Piemonte.

(*) direttore de “La Vita Casalese” (Casale Monferrato)