Politica

Elezioni sulla soglia della demagogia

Bisogna ricostruire un habitat a misura d’uomo, riabilitare il diritto di cittadinanza. Ma come, se l’uomo di oggi ha perduto la chiara coscienza della propria identità, non sa più veramente chi è? Ecco ritornare a galla potentemente la grande questione culturale per cui l’agnosticismo moderno, che tutto relativizza, sta gettando nella confusione persino le scelte più ovvie

Più si vola in alto, più si allarga l’orizzonte e più ci si allontana dalla politica vale a dire dalla città (polis). La politica infatti è quella disciplina pratica, umile arte, con cui si impara a governare una comunità, grande o piccola, di semplici cittadini. D’altronde, l’attributo della laicità la allarga così tanto da essere in grado di accogliere nel suo grembo tutti oltre l’appartenenza sociale, culturale, religiosa e di pensiero.

Parlarne ora, in prossimità delle elezioni, non è per niente facile.
L’obiettivo ripetuto all’unisono da Quirinale e Palazzo Chigi è “una fine ordinata della legislatura”. La cosa si materializza in un pomeriggio convulso: sciolte le Camere e decisa la data delle votazioni, il prossimo 4 marzo.
Troppo semplice per essere vero.

Segue l’attività frenetica delle forze politiche in vista di importanti scadenze: il deposito di simboli e programmi, le coalizioni partito e capo-partito, la presentazione dei candidati e infine l’offerta politica da presentare alle urne. Grosso modo i programmi delle principali opposizioni al Pd sono già stati delineati: Di Maio del M5S punta su reddito di cittadinanza e taglio agli sprechi; Berlusconi di Forza Italia su sicurezza e un piano migranti; Salvini della Lega attacca su migrazione, frena su uscita dall’euro; Liberi e Uguali punta su cittadinanza, lavoro, fake news, parità di genere.

Si tratta ora di rinnovare l’ambiente dove vivere e questo è compito della politica. La quale potrebbe cadere in una crisi nera: la “classe politica” da serva diventare padrona, il popolo (demos) da soggetto diventare oggetto e la democrazia riversarsi in demagogia. Il pericolo c’è. Bisogna allora ricostruire un habitat a misura d’uomo, riabilitare il diritto di cittadinanza. Ma come, se l’uomo di oggi ha perduto la chiara coscienza della propria identità, non sa più veramente chi è? Ecco ritornare a galla potentemente la grande questione culturale per cui l’agnosticismo moderno, che tutto relativizza, sta gettando nella confusione persino le scelte più ovvie.

Occorre, fra l’altro, appellarsi sia alla storia a cominciare dagli aborigeni alle tribù, dalle monarchie alle democrazie, sia alla sapienza antica da Diogene, il più moderno, che cercava l’uomo con la lanterna, sia alla sapienza contemporanea che invoca insistentemente un nuovo umanesimo. Diversamente non si va da nessuna parte.
Ma l’Uomo c’è. Aspetta solo di essere guardato.

(*) direttore “Il Nuovo Amico” (Pesaro-Fano-Urbino)