Veritatis gaudium
Resa pubblica la nuova costituzione apostolica “Veritatis gaudium” di Papa Francesco. Il ruolo strategico delle istituzioni accademiche ecclesiastiche per la “leadership”, in un cambiamento d’epoca. “Dialogo a tutto campo” e “apologetica di frontiera” la direzione di marcia. La questione dei migranti tra le novità.
“Imprimere agli studi ecclesiastici quel rinnovamento sapiente e coraggioso che è richiesto dalla trasformazione missionaria di una Chiesa in uscita”. È l’obiettivo principale della costituzione apostolica “Veritatis gaudium”, diffusa oggi (29 gennaio) – ma firmata da Papa Francesco l’8 dicembre scorso – per riformare e aggiornare gli studi delle Università Cattoliche e delle Università ecclesiastiche 39 anni dopo la costituzione “Sapientia Christiana” promulgata da Giovanni Paolo II nel 1979. L’espressione “rivoluzione culturale”, contenuta nel proemio del documento e già utilizzata nella “Laudato si’”, chiede anche alle istituzioni accademiche di reagire al “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo attraverso una revisione globale auspicata da due beati: Henry Newman e Antonio Rosmini. La prospettiva indicata da Francesco – che oltre ai documenti del Concilio e alla “Sapienta Christiana” cita a più riprese l’Evangelii nuntiandi e la Caritas in Veritate – è quella del “dialogo a tutto campo” con la società, la chiave di volta dell’opera di revisione dei “curricula” è la trans-disciplinarità.
Ruolo strategico. Gli studi ecclesiastici, si legge nella costituzione apostolica, giocano un ruolo strategico nell’ambito del “deciso processo di discernimento, purificazione e riforma” richiesto dalla Evangelii gaudium, con la quale il nuovo documento si pone già dal titolo in stretta continuità: Francesco li definisce un “provvidenziale laboratorio culturale d’imprescindibile valore per una Chiesa in uscita”. Nel “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo, la tesi del Papa,
“c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade”,
per reagire così alla crisi antropologica e socio-ambientale denunciata nella Laudato si’.
“Il teologo che si compiace del suo pensiero completo e concluso è un mediocre”,
ammonisce Francesco ricordando che la teologia, come la filosofia, “si fa con la mente aperta e in ginocchio”, perché il buon teologo e il buon filosofo ha un pensiero aperto, cioè incompleto e sempre in sviluppo.
Quattro criteri. Sono quattro, per Francesco, “i criteri di fondo per un rinnovamento e un rilancio del contributo degli studi ecclesiastici a una Chiesa in uscita missionaria”. Il primo è la
“contemplazione” del mistero,
che comporta la necessità di “vivere come Chiesa la ‘mistica del noi’”, cioè di “ascoltare nel cuore e far risuonare nella mente il grido dei poveri e della terra, per dare concretezza alla dimensione sociale dell’evangelizzazione, quale parte integrale della missione della Chiesa”. Il secondo criterio ispiratore è quello del
“dialogo a tutto campo”:
“Non come mero atteggiamento tattivo – precisa il Papa – ma come esigenza intrinseca per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità e per approfondirne il significato e le implicazioni pratiche”, attraverso una “autentica cultura dell’incontro” fatta di scambi reciproci tra le diverse culture, che comporta la necessità di “rivedere” anche i “curricula”. “Offrire, attraverso i diversi percorsi proposti dagli studi ecclesiastici”,
“una pluralità di saperi”,
il terzo criterio, non solo all’interno del sistema degli studi ecclesiastici, ma anche in rapporto al frammentato panorama odierno degli studi universitari e al pluralismo delle opzioni culturali.
“Fare rete”
tra “le diverse istituzioni che, in ogni parte del mondo, coltivano e promuovono gli studi ecclesiastici – l’ultimo criterio – attivando con decisione le opportune sinergie anche con le istituzioni accademiche dei diversi Paesi e con quelle che si ispirano alle diverse tradizioni culturali e religiose, dando vita al contempo a enti specializzati di ricerca finalizzati a studiare i problemi di portata epocale che investono oggi l’umanità, giungendo a proporre opportune e realistiche piste di risoluzione”.
Apologetica di frontiera. Dare corpo ad una “apologetica originale” in grado di abitare la “frontiera”, la consegna per le istituzioni accademiche ecclesiastiche. “Pensare a un solo mondo, ad un progetto comune”, l’indicazione mutuata dalla Evangelii gaudium, di cui il Papa riprende anche una delle immagini-simbolo, da applicare anche nel rapporto tra fede e cultura: “Il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”.
Le novità. Molte le novità operative presenti nella seconda parte della costituzione apostolica, dedicata alle norme comuni e alle norme applicative per i 792 Istituti cattolici sparsi nel mondo, tra Facoltà ecclesiastiche (289) e Istituzioni collegate (503), che hanno due anni di tempo per apportare revisioni e modifiche. L’art. 1 stabilisce che tutte le università e facoltà ecclesiastiche debbano essere sottoposte alla valutazione dell’Agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità (Avepro). Sempre nell’ambito del Processo di Bologna, inoltre, vanno rispettate le prescrizioni della costituzione apostolica riguardo alle convenzioni bilaterali stipulate dalla Santa Sede con le diverse nazioni o con le stesse università. Altre novità: la regolamentazione dell’insegnamento a distanza e la “valutazione delle modalità di trattamento” dei casi di rifugiati e profughi che arrivino nel nostro Paese sprovvisti della regolare documentazione degli studi svolti.