Egitto

Padre Gaid: Papa Francesco e al-Tayyib? “Si può dialogare e volersi bene anche tra persone di fedi diverse”

Al Cairo l’incontro tra una delegazione dell’Unitalsi e padre Yoannis Lahzi Gaid, segretario di Papa Francesco. Un saluto per ricordare che gli incontri tra Papa Francesco e al-Tayyib testimoniano che “si può dialogare e volersi bene tra persone di diverse religioni” e che la Chiesa cattolica in Egitto deve “essere una presenza di pace nella società”

(L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

(dal Cairo) Si è chiusa ieri sera al Cairo (dal 5 febbraio), la visita in Egitto di una delegazione Unitalsi, l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali, guidata da Preziosa Terrinoni e don Gianni Toni, rispettivamente presidente e assistente ecclesiastico della Sezione Romana-Laziale. Scopo del viaggio organizzare pellegrinaggi in Egitto sul cammino della Sacra Famiglia. Un itinerario che, nelle intenzioni dell’Unitalsi, dovrebbe partire da Betlemme, luogo della nascita di Gesù, per raggiungere l’Egitto toccando tutti quei luoghi legati al passaggio della Sacra Famiglia fino ad arrivare al Cairo e ad Alessandria. Per questa iniziativa l’associazione ha ricevuto pieno sostegno dal ministro del Turismo, Rania Al-Mashat, e dall’Ente del Turismo egiziano, entrambi desiderosi di mostrare “l’Egitto come un Paese in cui si incontrano e convivono tutte le fedi”.

Padre Gaid con Papa Francesco

Durante la visita la delegazione Unitalsi ha potuto salutare anche il segretario egiziano di Papa Francesco, padre Yoannis Lahzi Gaid, in questi giorni in Egitto. A margine dell’incontro, i giornalisti al seguito dell’Unitalsi, hanno raccolto alcune dichiarazioni dal sacerdote copto-cattolico, il primo  di un rito cattolico orientale, di lingua madre araba, entrato a far parte della segreteria particolare di un Pontefice. Un evidente segno di attenzione di Papa Francesco per il Medio Oriente, per le comunità cristiane in difficoltà che lo abitano, come anche per il dialogo con il mondo musulmano.

 

Padre Gaid, a proposito di dialogo con il mondo islamico, gli incontri tra il Grande Imam di al-Azhar, al-Tayyib, e Papa Francesco, quali frutti stanno portando nella comune lotta al fondamentalismo religioso?

Questi incontri sono la prova che si può parlare, dialogare

e anche volersi bene tra persone di diverse religioni. Prima non c’era dialogo, ma distanza, c’era un po’ di “austerità” uno verso l’altro. Adesso che c’è dialogo, c’è un’amicizia profonda, c’è stato uno spezzare il pane tra il Grande Imam e Papa Francesco a Santa Marta. Quindi tutte queste distanze si sono mostrate inesistenti. Esistevano solo perché non c’era il dialogo. L’incontro tra i due prova che le persone possono volersi bene, possono parlare insieme, nonostante la differenza, e dare testimonianza: per esempio

quando il Grande Imam è venuto in Vaticano il Papa gli ha detto: “Il nostro incontro è un messaggio. Il nostro incontro è il messaggio; messaggio a noi cristiani di dialogare con gli altri, messaggio a loro per vedere che credere non vuol dire non parlare con l’altro o odiare l’altro. Credere, anzi, vuol dire volere bene a tutti”.

(Foto: Vatican Media)

Oltre all’urgenza del dialogo, quali sono le priorità pastorali della Chiesa cattolica locale in una situazione di tensione come quella attuale?

Essere strumento di pace e un aiuto nella società. La Chiesa locale cattolica lavora tantissimo con le scuole, quindi con l’educazione, con gli ospedali e, dunque, con la sanità, servendo tutti senza distinzioni. Così facendo offre una testimonianza di fede, di speranza, di dialogo e di mano tesa verso tutti.

La missione della Chiesa è di essere presenza di pace nella società,

una luce, anche piccola ma che illumina, che aiuta e orienta.

L’Unitalsi è in Egitto per rilanciare i pellegrinaggi sul Cammino della Sacra Famiglia. La riscoperta di questo itinerario è da considerarsi uno dei frutti della visita di Papa Francesco in Egitto nel 2017?

Io direi che è il contrario. Il viaggio del Santo Padre è, esso stesso, frutto della fuga in Egitto. Il tema del viaggio, lo stemma, la medaglia, della visita apostolica dell’aprile 2017, rappresentavano la fuga in Egitto. Nella Bibbia e nella storia, anche quella della Chiesa,

l’Egitto è stato sempre ricordato come la terra che ha dato rifugio a Cristo, a Maria e a Giuseppe. Si tratta di un evento storico molto antico che onora questo Paese. Vale la pena ricordare che, per la prima volta, nella storia dell’Egitto moderno, nella nuova Costituzione, si sottolinea che l’Egitto è stata la terra che ha ospitato la Sacra Famiglia.

Il viaggio del Papa ha dato a questo evento – molto sentito nella società, nella Chiesa ortodossa e cattolica e anche nella comunità islamica – un grande risalto.