Salute e ambiente
Nel 2016 la raccolta differenziata dei rifiuti ha coinvolto il 97,7% dei Comuni italiani ma l’obiettivo è arrivare alla totalità, soprattutto sviluppando progetti per il Sud. Un ambiente più salutare e città pulite e sostenibili richiedono una gestione integrata e competente dell’intero ciclo di raccolta, recupero, riciclo e smaltimento. Strategico il “porta a porta”
Negli amministratori locali e nei cittadini sta progressivamente crescendo la sensibilità per l’ambiente e per la salute, ma anche in questo ambito l’Italia rimane un Paese a due velocità. Lo confermano i dati del settimo Rapporto sulla banca dati Anci-Conai, riguardante la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi, presentato oggi (15 febbraio) a Roma nella sede dell’Associazione dei Comuni italiani. Nel 2016 questa tipologia di raccolta ha coinvolto il 97,7% dei Comuni italiani (7.813) e il 99,5% della popolazione (60.314.369) con un aumento di quest’ultima del 2% rispetto al 2015. Obiettivo del report, monitorare lo stato di attuazione dell’accordo quadro 2014-2019 siglato tra Anci e Conai (Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi), all’interno del quale si svolge la raccolta differenziata. Il sistema funziona infatti sulla scorta di convenzioni sottoscritte fra Comuni e Conai per la raccolta e l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio.
Anche in questo ambito si conferma tuttavia
l’immagine di un’Italia a due velocità
perché a sottoscrivere meno convenzioni sono i Comuni del sud, oltre a quelli con popolazione inferiore ai 5mila abitanti; queste ultime vengono stipulate soprattutto per il riciclo di plastica (consorzio Corepla) e vetro (consorzio Coreve) che interessano rispettivamente quasi il 99% e 91% della popolazione nazionale. Minore è la diffusione territoriale delle convenzioni per il recupero di alluminio (consorzio Ciai) e legno (consorzio Rilegno) che interessano circa il 64-65% della popolazione.
Intercettando ben il 54% di tutta quella conferita al Conai, è il Nord la macro area con le più elevate performance di raccolta.Simili i risultati conseguiti al Centro e al Sud mentre sono fanalino di coda Sicilia e Sardegna con un contributo pari al 6,2% del totale. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), nel 2016 ne sono state ritirate dai punti di raccolta 283.075 tonnellate, con una riduzione dello 0,4% rispetto al 2015, il 30% delle quali “intercettate” dalle regioni del Nord-ovest (il 19% nella sola Lombardia).
Di ritardo del Sud legato anche a “carenze nella rete degli impianti di trattamento”, parla Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano (Lecce) e delegato Anci ai rifiuti, secondo il quale “nello scrivere il nuovo accordo quadro con il Conai” l’obiettivo deve essere
“portare tutte le regioni italiane allo stesso livello”.
Per quanto riguarda il costo del servizio, “è necessario potenziare il principio del ‘chi inquina paghi’ perché attualmente il costo di gestione degli imballaggi non viene pagato da chi li produce ma dalla collettività con la Tari”. Per Stefania Dota, vicesegretario generale Anci, nel Paese “sta crescendo la sensibilità per la raccolta differenziata e per l’economia circolare” ma occorre “rafforzare l’accordo quadro Anci-Conai individuando misure sempre più efficaci per il raggiungimento degli obiettivi”.
“Il Sud è sicuramente un’area arretrata”, riconosce Giorgio Quagliuolo, presidente del Conai, “ma stiamo già concentrando gli sforzi e in futuro – assicura –rafforzeremo la collaborazione con l’Anci sviluppando progetti per le aree in ritardo”. Un esempio sono “i risultati di assoluta eccellenza” conseguiti a Bari con “una percentuale di differenziata dell’82%. Si possono e si devono fare tante piccole Bari in tutta Italia”. Ad illustrare le sfide del pacchetto per l’economia circolare è il vice presidente di Utilitalia con delega ai rifiuti, Filippo Brandolini: “Sono previsti obiettivi in materia di riciclo, riduzione al di sotto del 35% dei rifiuti smaltiti in discarica; obiettivi di qualità tra cui la strategy for plastics (adottata il mese scorso dalla Commissione Ue, ndr) e più in generale di tutela dell’ambiente e della salute”. La filiera Comuni, consorzi e aziende di gestione “è un punto di partenza per lo sviluppo industriale del comparto” perché non bastano gli impianti per riciclare i rifiuti e recuperare energia, servono anche quelli per lo smaltimento finale di flussi di rifiuti che rimangono dal riciclo delle plastiche complesse o dai residui dei maceri.
In Italia non mancano best practice esportabili in altri Comuni. Chieti, ad esempio, è passata negli ultimi sette anni dal 23% di raccolta differenziata del 2010 al 65% del 2016. “Siamo – racconta il sindaco Umberto Di Primio – primi in Abruzzo nella gestione dei Raee con una media pro capite di 4 kg l’anno rispetto alla media regionale che è di circa 3,5 kg”. I piccoli Comuni nella provincia di Milano sono invece stati pionieri nel passare dai sistemi di raccolta stradali ai sistemi porta a porta e successivamente alla tariffa puntuale, ossia il pagamento in proporzione all’effettiva quantità di rifiuto indifferenziato prodotto. “Siamo partiti nel 1996 – la testimonianza del sindaco di Albairate, Giovanni Pioltini – con un sistema di raccolta porta-porta e nel 1999 applicando la tariffa puntuale: la raccolta differenziata è così passata dall’11% (1995) al 44% (1998), salendo al 56% con l’introduzione della tariffa puntuale. Oggi è pari al 72%”. L’82% di Bari citato da Quagliuolo è il risultato di sette mesi di “porta a porta” sperimentati in 50 mila abitanti, prima fetta di popolazione, chiosa l’assessore all’ambiente del capoluogo pugliese Pietro Petruzzelli che parla di “sistema virtuoso che ha determinato nei cittadini un cambio di mentalità e ha avuto un impatto positivo sulla qualità della vita”. Per una differenziata efficiente, dice Quagliolo, “è indispensabile la raccolta porta a porta preceduta da un buon piano di comunicazione ai cittadini”. A Roma, racconta, lo scorso 17 gennaio Conai ha siglato un protocollo d’Intesa con Roma Capitale e Ama per la raccolta differenziata domiciliare che dovrebbe partire a fine febbraio nei Municipi VI e X coinvolgendo quasi 500mila abitanti. Da problema a risorsa per l’economia e la qualità della vita: questa la rivoluzione culturale e “politica” da perseguire perché il futuro dell’ambiente è anche in una gestione competente, integrata e sostenibile del ciclo rifiuti.