Olimpiadi invernali / 9

Lettere da PyeongChang. Carissima Anna, grazie per la tua umiltà e la tua gioia

Anna Comarella, giovane fondista, è la nona destinataria delle “Lettere da PyeongChang” del direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport. “Ho scritto a lei – spiega don Gionatan in un’intervista al Sir – perché riassume il buon lievito per un futuro buono”

(Foto d'archivio)

PyeongChang, 17 febbraio 2018

Sono passati nove giorni dall’apertura dei Giochi olimpici di PyeongChang. Chiediamo a don Gionatan a chi vorrebbe scrivere oggi la sua lettera.

Oggi ho deciso di scrivere ad Anna Comarella, una delle atlete più giovani della squadra olimpica italiana. Ho scritto a lei perché riassume il buon lievito per un futuro buono.

Dicci cosa scriveresti ad Anna…

Carissima Anna (*),

oggi sei tra le italiane in gara all’Alpensia Cross-Country Ski Centre di PyeongChang per la staffetta 4x5km di sci di fondo. E per te è un sogno bellissimo essere qui… non me lo hai detto, ma si legge nei tuoi occhi ogni volta che ti incontro. È come se in questi giorni a PyeongChang ti stai accorgendo con estrema meraviglia di esistere anche tu, di essere parte del mondo anche tu. Forse non sai se per volontà della FISI o per volontà di chi… ma di sicuro perché questo traguardo l’hai desiderato e voluto tu! E sei salita in questi giorni sull’entusiasmante giostra olimpica che sta facendo girare a mille la tua vita, non nello sballo di chissà quale sostanza, ma nel vortice contagioso della felicità a mille che oggi ripaga le tue tante fatiche su cui – chissà quante volte – avrai scritto anche tu: #maiunagioia!

E invece… il soffio delle possibilità ti ha sfiorato e il calore olimpico è diventato la forza di cui avevi bisogno per tirar fuori non gli artigli, ma ciò che di bello porti dentro: l’umiltà e la gioia! Sì, vorrei che tutti – compreso me – imparassimo da te l’umiltà alla linea di partenza e il sorriso sulla linea di arrivo.

L’umiltà alla linea di partenza sembra quasi essere lo stesso atteggiamento con cui Giacomo Leopardi componeva il suo Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: E quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: a che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e quel profondo infinito seren? Che vuol dir questa solitudine immensa? Ed io che sono? È lo stesso atteggiamento con cui ti presenti ad ogni punto di partenza, forse perché hai compreso il bisogno vitale che noi tutti abbiamo di umiltà. Eppure… quante volte la umiliamo e per raggiungere i nostri obiettivi ed essere valorizzati diamo sfoggia dei nostri meriti, mostriamo mentalità e atteggiamenti vincenti, siamo più ambiziosi degli altri. Lo so, Anna, che ora forse ti starai guardando un po’ perplessa per vedere i segni del tuo essere umile. Ma stai tranquilla… si diventa umili veramente senza accorgersene.

L’umiltà arriva mentre cerchiamo altro… magari mentre ci sforziamo di fare del bene e di farlo bene. Non può essere programmata, ma può essere desiderata come dono dalla vita. E attendendola prima o poi arriva, sorprendendoci. E spesso giunge nei momenti di maggiore debolezza, dopo un fallimento, un abbandono, una sconfitta… quando da dentro l’umiliazione fiorisce l’umiltà. Grazie, Anna, perché oggi ci hai convinti che l’umiltà è alla base di ogni vita buona.

E grazie per il tuo sorriso costante sulla linea di arrivo. Un sorriso che – non ricordo dove l’ho letto – qualcuno ha definito prezioso sacramento della fraternità riconciliata. È il tuo modo di guardare con tenerezza innanzitutto te stessa e poi gli altri. Anna… facci dono del lievito del tuo sorriso, con il quale renderci disponibili e accoglienti.

Donaci lo stesso lievito del tuo sorriso, con il quale accarezzare anche il nostro dolore e frenare ogni possibile caduta nel baratro della disperazione, da un lato, e, dall’altro, di salvaguardarci dal cinismo corrosivo della disillusione.

Tra un punto e l’altro… la staffetta. Che bello Anna! Non corriamo da soli! E non corriamo solo per noi! Corriamo grazie a tanti passaggi di testimone con cui abbiamo ricevuto i segreti della ricetta per diventare pane buono… E corriamo per consegnare questo segreto a qualcun altro, dandogli una pacca sulla spalla per una spinta di fiducia verso l’orizzonte del compimento! Perché, come scriveva Goethe: come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta… le cose migliori si ottengono con il massimo della passione.

(*) Anna Comarella, giovane fondista