Verso il voto

Quei politici incompresi

La politica è una questione da adulti che sanno progettare una società inclusiva, in cui il lavoro è uno strumento di condivisione, di socialità e di ricchezza

Ricordo un’intervista a Giancarlo Paietta, parlamentare del Pci negli anni Settanta, rilasciata quando il suo partito mancò un successo preventivato, o almeno sperato. Alla domanda dei suoi compagni di partito rispose: “Sembra che la situazione non ci abbia capito”. L’evidente ironia sarebbe da riproporre. Quali organizzazioni politiche che si presentano oggi alle imminenti elezioni hanno davvero compreso la situazione? Un quasi leader, un “secondo” suo malgrado, per giustificare il mancato successo fino ad ora ha addirittura dato la colpa agli elettori, definiti come “fresconi” (la parola non è questa e lui si è scusato della parolaccia… non del concetto!). La situazione non ha compreso neanche questi? Una domanda s’impone: quali criteri vengono utilizzati per comprendere la situazione e progettare il futuro?

Se è l’algoritmo che fa loro dire ciò che la gente desidera sentirsi dire, invece di quello che la situazione richiede, è evidente che si è fuori da linee concrete. Per fortuna la satira politica, bonaria ma pungente, non si è fatta sfuggire l’eccesso di programmi irrealizzabili. Per la tutela di tutti i cittadini dovremmo considerare i programmi come interventi che promuovano universalmente i diritti di base. Se si parla di lavoro come problema centrale e possibilità di partecipazione sociale, in un’economia non centralizzata, occorrerà parlare di politiche economiche e di sostegno alle infrastrutture e alle imprese, senza le quali non c’è creazione di lavoro. Dovremmo partire dal disagio degli esclusi e dalla sofferenza degli emarginati come criterio dei progetti. Per fare questo, dovremmo dare spazio alla capacità di “con-passione”, che porta le persone a soffrire della sofferenza altrui; la nostra esperienza base è l’affetto, la cura.

L’esistenza dell’uomo è coesistenza, egli convive. L’amore è un fenomeno biologico alla base della società. Abbiamo un’intelligenza emotiva: non è la sola razionalità a orientare il comportamento umano, ma un mix di ragione ed emozioni profonde. Così comprendiamo la differenza tra razionale e ragionevole. La pura razionalità fa conoscere il concetto di dignità e di diritti umani, la con-passione fa vedere e sentire nei fatti il mancato rispetto. Le due facoltà della ragione e dell’affettività non possono essere separate: se dovesse prevalere la provocazione delle emozioni più basse della pancia, saremmo puerili. La politica è, invece, una questione da adulti che sanno progettare una società inclusiva, in cui il lavoro è uno strumento di condivisione, di socialità e di ricchezza.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)