Elezioni
In sintesi: il Vangelo racconta la Parola della storia della salvezza, la dottrina sociale racconta la Parola della storia del bene comune. L’una e l’altra sono antropologicamente distinte ma non separate. Perciò i cattolici, come testimoni, escano dai sagrati raggiungano le periferie della gente dove altre culture e altre fedi laiche avendo destituito il passato non hanno futuro
Dalla sfiducia alla fiducia è un passaggio ineludibile e necessario. Lo esige il bene comune non solo del nostro Paese ma dell’Europa unita e ciò non si realizza senza la politica. Che sia in atto tra gli italiani un “transfert” di fiducia dalle istituzioni verso i protagonisti dell’economia è un brutto segnale. Ben venga la loro collaborazione, ma non senza recuperare la funzione specifica della politica, di cui non si può e non si deve fare a meno. Sarà comunque difficile se non impossibile riaggregare le parti sociali, troppo indisponibili e troppo numerose, visti i simboli presentati. Nonostante tutto, prima e dopo il voto, qualcosa si può fare. Nella destra che guarda verso il centro ce n’è dello spazio e nella parte che dal centro guarda verso sinistra ancora di più: qui ad esempio si affaccia Prodi che invita a mettersi insieme con Gentiloni. Da ovunque gli scontenti guardano verso Grillo. Perciò il popolo tutto si converta e si educhi, magari in tempi lunghi, a quel bipolarismo che è la base di una democrazia autentica e matura. Ma senza onestà, studio e senso civico non se ne fa nulla.
Ci si chiede: dove sono i cattolici? L’era dei Congressi, delle Casse rurali presenti in quasi tutte le parrocchie, del Partito Popolare di don Sturzo, prima del fascismo e l’era dell’Azione cattolica, dei Comitati civici di Gedda, dei politici come De Gasperi, Gonella, Dossetti, La Pira, Bachelet…, dopo il fascismo, appartengono alla preistoria.
Oggi i cattolici sono un piccolo gregge, resto di una maggioranza, sia nel culto che nella politica. Pochi ma con una grande e unica possibilità, quella di offrire alla società di oggi e quindi anche alla politica una ricchezza culturale nuova e originale che non si ha la possibilità di trovare altrove. Ecco la ricchezza che il piccolo gregge può portare: l’intensa attualità del Vangelo che si inserisce, storicamente intatto, nella cultura laica e la dottrina sociale della Chiesa, un vero Trattato ritmato sulla sequenza delle numerose Encicliche dei Papi: dalla Rerum Novarum di Leone XIII (1891) sulla questione operaia, riproposta in periodo fascista dalla Quadragesimo Anno di Pio XI (1931), dalla Pacem in Terris di Giovanni XXIII (1963) rivolta “a tutti gli uomini di buona volontà”, fino alla Laudato si’ (2015), l’enciclica di papa Francesco davvero universale, che parla a tutti al di là delle appartenenze. In sintesi: il Vangelo racconta la Parola della storia della salvezza, la dottrina sociale racconta la Parola della storia del bene comune. L’una e l’altra sono antropologicamente distinte ma non separate. Perciò i cattolici, come testimoni, escano dai sagrati raggiungano le periferie della gente dove altre culture e altre fedi laiche avendo destituito il passato non hanno futuro.
(*) già direttore “Il Nuovo Amico” (Pesaro-Fano-Urbino)