Censura
L’educazione si attua con l’insegnamento al senso critico e non con la censura ignorante e l’omologazione, alle sensazioni e non ai confronti. È questa l’espressione di un brutto momento per la cultura, la democrazia e la libertà, che purtroppo abbiamo già conosciuto nei secoli e vive in molti luoghi del mondo
A mettere all’indice dei libri proibiti due testi letterari consolidati e bandirli dal curriculum delle scuole superiori questa volta è stata la contea di Duluth, in Minnesota.
Il primo è il romanzo picaresco di Mark Twain su quel monellaccio di Huckleberry Finn, che vorrebbe liberare lo schiavo Jim ma lo chiama con l’unica parola che un figlio del Sud segregazionista, lui stesso “naturalmente” razzista, poteva usare: “Negro”.
E insieme all’orfanello del Mississippi la contea di Duluth ha deciso di cacciare da scuola anche Atticus Finch e i suoi figli Scout e Jem che anche loro una volta chiedono a Calpurnia, la loro domestica di colore, perché quand’è in compagnia dei suoi amici in chiesa parli “da negra”.
E pazienza se “Il buio oltre la siepe” è comunemente considerato un manifesto contro il razzismo. The “N-word” (negro) è la parola nera del vocabolario americano. Una parola che è stata giustamente bandita perché gronda odio e sangue, razzismo e violenza. E tale deve restare. Mentre nel romanzo di Mark Twain compare più di 200 volte.
Come ha spiegato il provveditore Carey: “Pensiamo di poter trasmettere gli stessi valori anche con altri racconti che non mettono gli studenti nella condizione di sentirsi umiliati o marginalizzati dall’uso di vocaboli insultanti e razzisti”.
La scelta del distretto scolastico di Duluth ha ottenuto il plauso dei rappresentanti locali dell’Associazione nazionale per la promozione della gente di colore secondo i quali i due romanzi usano “un linguaggio offensivo, strumento di oppressione per più di 200 anni”.
Fermamente contraria invece la Coalizione nazionale contro la censura: “Il problema – dicono – di vivere in una società in cui persistono le tensioni razziali non può essere risolto bandendo dei classici della letteratura dalle classi. Al contrario la classe è proprio il luogo in cui la storia e l’uso distruttivo di questo linguaggio andrebbero discussi”.
Come ricorda il Guardian, i due romanzi erano già stati banditi nel 2016 dal curriculum scolastico della Virginia in seguito alla denuncia di un genitore, salvo poi essere reintrodotti poco dopo.
L’educazione si attua con l’insegnamento al senso critico e non con la censura ignorante e l’omologazione, alle sensazioni e non ai confronti.
È questa l’espressione di un brutto momento per la cultura, la democrazia e la libertà, che purtroppo abbiamo già conosciuto nei secoli e vive in molti luoghi del mondo.
(*) direttore “La Vita Casalese” (Casale Monferrato)