Elezioni
Il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, aprendo i lavori del Consiglio permanente, il 22 gennaio scorso, indicava alla Chiesa italiana “tre verbi, tre azioni pastorali, tre sfide concrete per il futuro” che sono “ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società”. Poi, parlando delle elezioni in vista, ricordava “che la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico” e invitava, e ha continuato a farlo, a superare “sfiducia e disaffezione” per “partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale”
In questi mesi, e soprattutto nelle ultime settimane, le associazioni cattoliche hanno chiesto ai candidati attenzione e impegno su temi concreti che vanno dal lavoro alla famiglia all’ambiente, alla vita e alla solidarietà. Allo stesso tempo l’associazionismo cattolico ha in genere rinunciato a dare indicazioni di preferenze relative a partiti e schieramenti così come hanno fatto gli stessi vescovi. La ragione è semplice: nessun partito e nessuna coalizione offre ai credenti una scelta in cui possano riconoscersi senza dover rinunciare a qualcosa e non serve essere esperti di politica per rendersene conto. Neppure il libro dei Vangeli sventolato alla folla e a favore dei media può trarre in inganno chi il Vangelo non solo lo legge ma cerca di viverlo tutto, ogni giorno. Tra i candidati ci sono uomini e donne che cercano di vivere l’impegno politico in coerenza con la loro fede e lo fanno esprimendo scelte diverse. Alcuni senza farne una dichiarazione pubblica e politica, altri facendo della loro fede un segno di riconoscimento presentandosi come difensori dei valori cattolici. Una lista si presenta in nome della “famiglia” e del “popolo della famiglia” che è sceso in piazza più volte, “popolo” che su questa scelta si è diviso avendo i leader del “Comitato difendiamo i nostri figli” adottato una strategia diversa, quella di sostenere candidati che, provenienti o meno dalla loro storia, si impegnano sulla loro piattaforma di valori presentandosi in liste diverse (quasi sempre del centro destra).
Il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, aprendo i lavori del Consiglio permanente, il 22 gennaio scorso, indicava alla Chiesa italiana “tre verbi, tre azioni pastorali, tre sfide concrete per il futuro” che sono “ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società”. Poi, parlando delle elezioni in vista, ricordava “che la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico” e invitava, e ha continuato a farlo, a superare “sfiducia e disaffezione” per “partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale”. Il lungo passaggio in cui si rivolgeva ai politici, ma anche ai cittadini che devono votare (il testo è pubblicato sul sito web della Cei) concludeva così: “In definitiva, vorrei ricordare a tutti: la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!”. Se dalle urne uscissero premiati quei partiti che più si avvicinano a questo, sarebbe già un risultato tale da far dire a chi avrebbe voluto restare a casa “Andare e votare non è stato inutile”.
(*) direttrice “La Voce” (Umbria)