Elezioni
L’individualismo ci ha chiusi come isole egoistiche, presi ognuno dai nostri piccoli interessi
Il voto dei cittadini è la massima espressione della democrazia se avviene in presenza di valori democratici: i diritti umani, politici, sociali. Senza questi, il principio di maggioranza da solo non garantisce la democrazia. La crisi della prima Repubblica è forse nata dall’eclisse dei valori democratici e dall’assenza di un lavoro culturale della società sulle problematiche specifiche. L’individualismo ci ha chiusi come isole egoistiche, presi ognuno dai nostri piccoli interessi. La seconda Repubblica è stata una triste esperienza, con l’illusione di due parti contrapposte che si alternavano, gestita con pessime leggi elettorali, una chiamata persino “porcellum” dagli autori stessi. Si tratta di leggi architettate per ingabbiare gli elettori, obbligandoli a votare secondo gli interessi delle varie maggioranze invece che di quelli del popolo. Non conosciamo più la differenza tra cittadino e individuo. L’individuo non si occupa di bene comune. Nel suo pensiero la società non esiste, se non come somma di singoli. Lo Stato sarebbe, come il Leviatano di Hobbes, un’organizzazione che limita i danni del “bellum omnium in omnes”, dell’aggressività di ognuno verso gli altri.
Sappiamo che non è così: le nostre esperienze vitali sono all’opposto. La prima esperienza è lo sguardo della madre nel quale ci riconosciamo; ci sentiamo vivi perché qualcuno ci accudisce. Siamo parte di una comunità in cui ognuno, occupandosi degli altri, si prende cura di sé. La comunità deriva da “cum munus” dove ognuno porta un “munus”, un dono, che mentre definisce l’identità di ogni persona, costruisce un insieme organico. Il cittadino ricerca il proprio benessere attraverso il benessere della città. Lo sviluppo della coscienza dei diritti umani, politici e sociali ha origine fin dalla crisi degli Stati assoluti.
Il primo passo fu la libertà dallo Stato nel lavoro e nel commercio; veniva rivendicata un’area privata entro la quale la libertà del singolo non poteva più essere limitata. Il secondo passaggio fu lo Stato espresso dal libero voto del cittadino. Partecipava però, all’inizio, solo chi raggiungeva un certo censo. Fin qui, ancora, era uno Stato liberale. L’ultimo passaggio fu il sostegno alla dignità di ogni cittadino, attraverso le misure sociali del Welfare. In questo modo, la democrazia come espressione e promozione della dignità e della sovranità dei cittadini, ha raggiunto il suo stadio più avanzato. Lo sperpero dissennato delle risorse e le ricorrenti crisi hanno di fatto decurtato le quote di Stato sociale; perderlo significa perdere democrazia.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)