Editoriale
“Non balconate”. Ce lo ha ricordato il vescovo Douglas con la Nota pastorale in vista delle elezioni di domenica prossima. Già il titolo, ripreso dalla felice espressione usata da papa Francesco in piazza del Popolo a Cesena lo scorso primo ottobre, costituisce un programma di lavoro
“Non balconate”. Ce lo ha ricordato il vescovo Douglas con la Nota pastorale in vista delle elezioni di domenica prossima. Già il titolo, ripreso dalla felice espressione usata da papa Francesco in piazza del Popolo a Cesena lo scorso primo ottobre, costituisce un programma di lavoro.
Bisogna sporcarsi le mani, scendere in mezzo alla gente, buttarsi nella mischia. Guai, è il non detto, a chi si tira fuori, a chi non si interessa, a chi sta dal balcone e poi vuole anche permettersi di giudicare.
“Sarà nostra responsabilità – scrive ancora monsignor Regattieri – valutare i candidati proposti dalle varie forze politiche sul territorio, considerando i criteri di onestà, competenza, ideali e storia politica, capacità di operare per il bene comune, e anche i meccanismi della nuova legge elettorale”. Tradotto: sarebbe bene informarsi prima di esprimere una preferenza, come hanno raccontato i ragazzi del 1999 intervistati la scorsa settimana.
“Pensare, discutere, farvi un’idea”, annota ancora il vescovo Douglas. Dopo una campagna elettorale dai toni troppo propagandistici, come non ricordo di avere mai vissuto, con promesse improponibili, al limite della decenza, ciascuno di noi è chiamato a un motivato impegno personale. E a un surplus di responsabilità assolutamente necessario da mettere in campo per cercare di agire con serietà e convinzione.
Per vincere il rancore, la rabbia, il disinteresse, il disamore, l’apatia e il disorientamento che spesso fanno apparire la realtà peggiore rispetto a quella cui siamo abituati a confrontarci ogni giorno.
È un momento delicato per il nostro Paese, ma non è di certo l’ultimo. Non saranno risultati ultimativi, quelli che conosceremo lunedì prossimo, ma saranno importanti per il prossimo futuro. Noi tutti siamo chiamati a esprimerci con un voto libero, frutto di un pensiero pacato e pensato. Siamo interpellati a dire la nostra perché così ci è stato preparato da chi ha creduto nel futuro democratico di questo nostra strana Italia.
“Senza partecipazione – ha scritto per l’agenzia Sir, il commentatore Stefano De Martis – si lascia campo libero al peggio e non ci può essere buona politica”.
Una volta si diceva che il voto era un dovere. Credo di più al voto come un diritto da esercitare. Un diritto per farsi valere, per contare, per fare sentire le proprie ragioni. La nuova legge elettorale imbriglia i cittadini in schemi precostituiti.
Al momento non abbiamo altra chance. Allora, quell’unica chance vogliamo giocarcela al meglio. Adesso tocca a noi. Inutile nascondersi. Tocca a me, a te. È il nostro momento, senza se e senza ma. E senza vie di fuga.
(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)