Dopo il voto
Ora, elettori ed eletti, dopo una campagna evanescente e distruttiva, ci ritroviamo responsabili del bene comune sia nazionale che globale. Dovremo vigilare per controllare come verranno affrontate le problematiche relative al lavoro, alle politiche economiche di sostegno per imprese e per lavoratori
Finalmente si cessa dal gran parlare e si dovrà dare spazio ai fatti. Molti hanno votato con l’idea “muoia Sansone…”, stanchi di crisi e di furberie.
Ora però, elettori ed eletti, dopo una campagna evanescente e distruttiva, ci ritroviamo responsabili del bene comune sia nazionale che globale. Dovremo vigilare per controllare come verranno affrontate le problematiche relative al lavoro, alle politiche economiche di sostegno per imprese e per lavoratori.
Come sarà incentivato il rinnovo dei processi produttivi 4.0, con la necessità di redistribuire redditi e lavoro? E come verranno sostenute le famiglie? Non solo per motivi etici, ma perché sono cellule della società sotto tutti gli aspetti, vere risorse sia per le politiche sociali, sia per la capacità di resilienza rispetto alle crisi ricorrenti.
Finalmente vedremo come si cercherà di promuovere l’economia reale invece che il profitto finanziario. Il problema del fisco e dell’evasione andrà affrontato: non basterà proclamare la flat tax, mai messa in atto da chi ora la ripropone. Si dovrà riprendere il discorso dello jus culturae, cioè dei figli di migranti che crescono qui, in pratica italiani. Senza, saremo più vecchi e più poveri.
Cosa si farà per la tutela della casa comune, quali politiche si metteranno in atto per l’ambiente, come verranno resi efficienti i mezzi pubblici per diminuire l’uso dei mezzi privati che aumentano l’inquinamento atmosferico?
Verranno incentivate le energie alternative e rinnovabili e come? Le relazioni con l’Unione Europea come verranno impostate? Saremo sempre sulla difensiva o finalmente ci prenderemo le nostre responsabilità e faremo progetti che salvaguardino i diritti dei nostri concittadini in un atteggiamento di solidarietà con tutti gli europei? Come verranno affrontate le concorrenze internazionali delle merci e del costo del lavoro? La politica internazionale è stata ignorata come se non fossimo inseriti in un villaggio globale. Come ci si aprirà alle evoluzioni internazionali e si affronteranno le tensioni nel Medio Oriente, con la Siria sempre più avvolta in violenze di chi gioca partite a scacchi sulla sua testa per spazi d’influenza e di potere? Come ci posizioniamo fra Russia, Usa e un’Unione Europea che dovrà assumere maggiore responsabilità e autorità a livello globale, senza più appoggiarsi troppo alla Nato? Cosa significa farsi carico di ciò che avviene in Africa, da cui provengono i flussi maggiori di migranti? Le crisi del Mar Giallo le consideriamo?
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)