Diocesi in campo / 6
L’iniziativa nasce dal desiderio di fermare la piaga che coinvolge, come spiega il presule, “centinaia di famiglie, con conseguenti ripercussioni negative sulle attività personali, familiari e lavorative delle persone che hanno sviluppato una dipendenza patologica”. Creato un Osservatorio premanente presso la Caritas “strutturato in modo tale da coordinare azioni di prevenzione a favore delle fasce maggiormente esposte (studenti, giovani, anziani)”
Fermare la piaga dell’azzardo, che affligge il territorio diocesano, facendo rete. È questo lo spirito del protocollo siglato a febbraio dalla diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti con i comuni del territorio. Il vescovo, mons. Mimmo Battaglia, ci spiega i dettagli dell’iniziativa.
Eccellenza, come nasce l’idea del protocollo d’intesa tra la diocesi e i comuni per la lotta al gioco d’azzardo?
La volontà di stipulare il protocollo d’intesa è nata a margine di un momento di confronto, che ho avuto poco prima di Natale, sulle diverse problematiche che affliggono il territorio come droga, alcool e gioco ma anche difficoltà amministrative, con i sindaci dei comuni che ricadono nel territorio diocesano. L’obiettivo, però, va ben oltre una semplice firma ed è quello di avviare un percorso di condivisione e collaborazione. Mi spiego, l’idea di fondo è elaborare
un piano comune di azione per dare risposte ai cittadini del territorio.
Tutti i comuni che fanno parte del territorio diocesano hanno siglato il protocollo?
Sì, tutti e 27 i sindaci del territorio diocesano, che ricordo sconfina anche in provincia di Caserta, hanno siglato il protocollo e dunque messo nero su bianco la volontà di costruire insieme un percorso con lo scopo di arginare la piaga del gioco d’azzardo che grava pesantemente su centinaia di famiglie, con conseguenti ripercussioni negative sulle attività personali, familiari e lavorative delle persone che hanno sviluppato una dipendenza patologica da gioco. Le dirò di più: in questo percorso sono stati chiamati a collaborare anche gli Ambiti sociali e il Sert. L’Asl Benevento, invece, a breve firmerà il protocollo d’intesa.
Quali sono gli obiettivi del protocollo?
L’obiettivo principale è quello di realizzare azioni educative e di prevenzione e sensibilizzazione.
Il punto chiave, però, sarà l’istituzione di un
Osservatorio permanente presso la Caritas diocesana,
allargato anche ad altri soggetti che condividono i nostri obiettivi, e strutturato in modo tale da coordinare azioni di prevenzione a favore delle fasce maggiormente esposte a rischio di dipendenza (studenti, giovani, anziani), corsi di formazione specifici sul gioco d’azzardo, la promozione di un marchio di responsabilità sociale per gli esercenti che aderiscono alle azioni di prevenzione. Inoltre, con Sert e Comunità Emmanuel stiamo lavorando per la costituzione dei gruppi di auto–mutuo aiuto, anche residenziali, per le vittime del gioco d’azzardo seguito dall’accompagnamento delle famiglie.
I dati nella sua diocesi rispetto alla piaga dell’azzardo sono allarmanti?
Secondo i dati proposti da L’Espresso, in alcuni comuni della diocesi si gioca più che nelle grandi città e l’incidenza sui redditi, sempre più in diminuzione, raggiunge pericolose vette. Ad esempio, a San Salvatore Telesino si giocano pro-capite 1.041 euro, a Puglianello 960 euro, a Solopaca 738 euro, ad Arpaia 2.060 euro, a Forchia 1.154 euro. Dati che, se confrontati con grandi città come Milano (1.050 euro), Roma (965 euro), Napoli (545 euro) e Firenze (825 euro), mostrano tutta la loro drammaticità. Tutto ciò, inoltre, va ad incidere sui redditi delle famiglie, che sono sempre più bassi.
Famiglie, che molto spesso bussano ai centri Caritas e “quando la gente bussa, non puoi non aprire”. Nel 2017 le richieste di intervento alla nostra Caritas sono aumentate e hanno riguardato 310 nuclei familiari. In questi primi tre mesi del 2018, invece, gli interventi registrati hanno riguardato già 100 nuclei familiari.
Quanto è importante fare rete per contrastare il gioco d’azzardo?
Credo che il fare rete sia fondamentale. Don Lorenzo Milani amava ripetere che “il problema dell’altro è uguale al mio, uscirne insieme è fare politica”. Dunque, per operare in un determinato contesto sociale
tutti siamo chiamati a fare la nostra parte e nessuno può dirsi esente.
In base al protocollo, quali impegni si assume la diocesi? E quali i comuni?
La diocesi s’impegna a realizzare mediante la Caritas il coordinamento delle azioni previste dal protocollo e a sensibilizzare e coinvolgere non solo le parrocchie ma anche tutti i movimenti e le associazioni ecclesiali. I comuni s’impegnano a realizzare non solo le azioni previste ma anche a coordinare i controlli amministrativi degli esercizi pubblici e dei circoli nei quali sono installate slot e vlt. Inoltre, i comuni s’impegnano ad approvare regolamenti comunali specifici per il contrasto al gioco d’azzardo.
La scommessa che ci siamo posti come Chiesa è però molto più grande: stiamo delineando un percorso nuovo, in uscita, di una Chiesa che abita il territorio e lavora nel territorio e per il territorio. Una Chiesa che si fa strada, per accompagnare, in questo percorso duro e in salita, un processo di cambiamento che deve essere prima di tutto educativo.
Il protocollo ha la durata di tre anni: quali frutti auspica?
Sì, la durata del protocollo d’intesa è di 36 mesi ed è rinnovabile. Oltre alle verifiche necessarie, anche sulle singole azioni, sarà poi l’Osservatorio a procedere, con cadenza semestrale, a una verifica generale congiunta sullo stato di attuazione di quanto sottoscritto anche al fine di consentire eventuali modifiche e integrazioni. Quello che siamo chiamati a fare oggi è trasformare la responsabilità in corresponsabilità. È chiaro che non basta sottoscrivere i protocolli d’intesa, ma bisogna poi fare i passi successivi.
La prevenzione sulla piaga dell’azzardopatia cammina su due gambe, di cui siamo responsabili noi adulti: l’educazione e la politica.
Due mondi in crisi e sui quali c’è bisogno di chiedersi: in che misura è in crisi il mondo degli adulti e che esempi dà oggi la politica nei nostri territori? Il nostro è un cammino appena intrapreso e in questo percorso giocano un ruolo fondamentale la testimonianza e la credibilità. Solo partendo da questo potremmo costruire e ridistribuire speranza e lottare non solo contro l’azzardopatia, ma anche contro le altre dipendenze, contro le illegalità diffuse, contro la criminalità organizzata e provare a
dare risposte concrete al disagio sociale.