Dopo il voto
Da più parti si registrano numerosi e interessanti segnali che indicano che molti credenti laici non si rassegnano ad abbandonare la propria responsabilità per quella che Giuseppe Lazzati definiva “la città dell’uomo”. Non parliamo di progetti per nuove forme politiche, ma occasioni di formazione e di dibattito sulle tante questioni urgenti che dovrebbero interpellare ogni cittadino e credente. E questo è già fare politica, è già partecipare alla vita pubblica
Le elezioni politiche 2018 passeranno alla storia per essere state un passaggio decisivo per molti. Vale anche per il cattolicesimo politico che, in modo evidente, esce da questa consultazione profondamente trasformato, o forse sarebbe più corretto dire, “frastornato”.
Il cattolicesimo (nelle sue diverse declinazioni politiche) è stato uno dei protagonisti della storia del nostro Paese fin dalla sua costituzione. Ha saputo interpretare una presenza qualificata e fornire contributi decisivi per uno sviluppo culturale, sociale, economico, politico attento alla persona e alla comunità. In più di qualche passaggio è stato coscienza critica prima e al di là degli schieramenti politici. Oggi si è di fronte da un lato all’affermazione di forze post-ideologiche capaci di mettere in discussione categorie storiche quali “Destra” e “Sinistra” e dall’altro a un pluralismo politico dei cattolici che, da tempo, è un dato di fatto. Si è chiusa una stagione politica e anche il mondo cattolico appare, come si diceva, frastornato. Si tratta di capire se i diversi soggetti che lo compongono, dalle comunità cristiane, all’associazionismo, ai movimenti, al volontariato, sapranno cogliere in questo passaggio un’opportunità per ripensare il senso e la modalità della propria presenza.
Da più parti si registrano numerosi e interessanti segnali che indicano che molti credenti laici non si rassegnano ad abbandonare la propria responsabilità per quella che Giuseppe Lazzati definiva “la città dell’uomo”. Non parliamo di progetti per nuove forme politiche, ma occasioni di formazione e di dibattito sulle tante questioni urgenti che dovrebbero interpellare ogni cittadino e credente. E questo è già fare politica, è già partecipare alla vita pubblica.
Si apre, dunque, se si vorrà, una fase inedita (tutta da esplorare) di ricerca, di confronto e di dibattito. Il contesto ecclesiale è quanto mai propizio: l’appello ai credenti laici ad assumersi le proprie responsabilità è esplicito e chiaro da parte della Gerarchia che ha rinunciato a funzioni in qualche misura di supplenza. Lo spazio per il confronto e l’incontro con donne e uomini di buona volontà anche non credenti a partire da valori condivisi è già stato sperimentato. Si tratta ora di pensare luoghi, strumenti e modi nuovi affinché i credenti possano esprimere anche una unità minima attorno ad alcuni valori fondamentali. Di fronte a un paese diviso e lacerato si tratta di rifare il pavimento della casa comune. È questo un compito che provoca in modo speciale i cattolici e rispetto al quale non possono esimersi di dare il proprio contributo. Serve coraggio, fantasia e creatività.
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)