Giovani e Chiesa

I giovani al pre-Sinodo: “Se camminiamo insieme possiamo cambiare il mondo”

Parola ai giovani. È entrata nel vivo la riunione pre-sinodale voluta da Francesco in vista e in preparazione del Sinodo dei Vescovi sui giovani di ottobre. Povertà, incertezza del futuro, disoccupazione, guerre. È il mondo visto con gli occhi dei ragazzi. Che chiedono alla Chiesa, di mettersi in cammino con loro, in ascolto e con la fiducia nella loro capacità di “cambiare il mondo”

(Foto Vatican Media/SIR)

Il mondo con le sue ferite e le sue sfide viste con gli occhi dei giovani. La riunione pre-sinodale voluta da Papa Francesco in vista e in preparazione del Sinodo dei Vescovi sui giovani di ottobre è anche questo. Protagonisti in questi giorni in Vaticano sono 305 giovani provenienti da tutto il mondo. Dopo il colloquio a tutto campo con Francesco, i ragazzi sono entrati subito nel vivo dei lavori: divisi per gruppi linguistici stanno preparando un documento da approvare entro sabato 24 marzo e da consegnare al Santo Padre. Un testo che insieme agli altri contributi pervenuti, confluirà nell’Instrumentum laboris della XV Assemblea generale del Sinodo.

Le porte del Vaticano sono state aperte e il mondo ci è entrato. Ci sono Paesi in cui si muore per troppo lavoro come in Giappone, altri da cui si parte in cerca invece di un futuro come dalla Nigeria e altri ancora in cui si rischia di perdere la vita da un momento all’altro per una pallottola o una coltellata come in Iraq. Il pre-Sinodo è questo: si parla, si discute, si confrontano situazioni, si esprimono esigenze e aspettative. Tutti hanno diritto di parola. Il Papa ha chiesto di esprimersi con coraggio e senza filtri e loro promettono che lo faranno senza alcuna remora. “Grande interesse” e predisposizione all’“ascolto”. E’ questo lo stile – dice il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi – che si respira qui.

Tra i partecipanti anche seguaci di altre religioni. E non ci sono solo giovani cattolici e cristiani ma anche seguaci di altre religioni. Segno di una Chiesa che sta cercando abbattere ogni frontiera. Perché i giovani sono giovani e seppure diversi per cultura e religione, hanno negli occhi la stessa fame di futuro. Tsumuraya Yoshikazu è un giovane giapponese di confessione buddista e membro della Rissho Koseï-kaï, organizzazione dedita al dialogo interreligioso. “Quando ieri ho ascoltato il Santo Padre, ho sentito che il Papa ha desiderio di incontrare, accompagnare, prendersi cura di ogni giovane, nessuno escluso. Questo invito rivolto anche ad un buddista, significa che il Papa pensa a tutti e questo mi ha colpito molto”.

L’Iraq, la guerra, l’esodo e il futuro. Tra i partecipanti c’è anche un giovane seminarista iracheno che studia a Roma. Si chiama Youhanan Zaytouna e ha 24 anni. Facendosi portavoce dei giovani iracheni, spiega quanto sia difficile dire oggi agli iracheni: “Non andate via”. Perché “nessuno può avere la certezza che se qualcuno decide di rimanere, non venga ucciso. E in un contesto così, mi chiedo: dove è il nostro futuro?”. E poi riferendosi al Sinodo, aggiunge: “L’ascolto è un arte. Chiediamo a questo Sinodo di imparare ad ascoltare gli altri e gli altri ora sono i giovani. Oggi è più importante ascoltare”.

Una Chiesa, una famiglia. “Ho visto nel Papa l’entusiasmo dell’ascolto”, dice Stella Nishimwe che viene dal Burundi ed è membro del Movimento dei Focolari. “Ci ha chiesto di parlare con coraggio, senza filtri, noi lo facciamo”. Qui a Roma, Stella porta la voce e i sogni dei giovani del suo Paese tra povertà, incertezza del futuro, con una disoccupazione molto alta. “Con questo Sinodo – confida – vedo una Chiesa che ascolta, che cammina con noi, che condivide le difficoltà che i giovani vivono in diversi Paesi, in contesti di guerra, povertà, disoccupazione. Sono situazioni che difficilmente potranno cambiare ma almeno possiamo provarci insieme e così facendo sperimentare di essere come Chiesa un’unica famiglia”.

I giovani, la tratta e la capacità di cambiare il mondo. Parlando ai giovani, Francesco ha usato parole molto forti contro la tratta degli esseri umani e la prostituzione. Parole che hanno colpito nel profondo la sensibilità di Tinyiko Joan Ndaba, giovane sudafricana, impegnata con l’associazione “Talita Network” nella prevenzione della tratta di persone. “Le parole del Papa ci dimostrano tutto il suo sostegno. Ci dicono che è con noi nel combattere questa piaga le cui principali vittime sono purtroppo i giovani e i poveri. Sta mostrando di essere un Papa capace di uscire, di abbracciare l’umanità, soprattutto quella più sofferente. Dal Sinodo? Mi aspetto che la Chiesa dia ai giovani una opportunità perchè hanno molte potenzialità, hanno la capacità di cambiare il mondo”.