Politica

In attesa di governo

Alle prese con la nostra bella ma complicata democrazia, dobbiamo decidere cosa fare di questo Parlamento neo-eletto: il Paese attende presto un responso!

Sembra proprio che in Siria si concentrino tutte le tensioni internazionali con le conseguenze terribili che tutti, per quanto ad una certa distanza (ma… non troppa!), siamo costretti a constatare. Da circa un secolo ormai gli appetiti di varie potenze e di differenti schieramenti si ripercuotono su popolazioni (cristiani compresi) inermi, disorientate e perseguitate. In questi ultimi anni la tragedia si è acuita e, anche se l’Isis appare militarmente sconfitto, molte altre sono le cause e le fonti di drammi e di ingiustizie, a partire dal regime dittatoriale di Assad e dalle contrapposizioni delle differenti forze in campo. La situazione in quello scacchiere mediorientale è cambiata, da quando vi esercitavano un’influenza determinante Francia, Inghilterra e Stati Uniti ad ora che i contendenti degli “occidentali” risultano Russia, Turchia e Iran.

La contesa più acuta è tra Usa-Russia con al centro le sorti di Assad, e quella tra Iran e Israele che, temendo per la propria sopravvivenza, non rinuncia certo a “combattere”. Occorre davvero lavorare tenacemente per la pace: lo implora quella gente martoriata e lo esige la decenza di una governance mondiale. La questione siriana – anzi, mediorientale, o del “vicino oriente” – si impone con la sua gravità anche per noi (insieme ad altre questioni di evoluzione politica internazionale, come la crisi delle democrazie e l’avanzare dei populismi). Ciò che, durante la campagna elettorale, è rimasto in sordina emerge ora anche nell’iter per la formazione del governo con esternazioni e sorprendenti sbilanciamenti in un senso o nell’altro (pro-Nato o pro-Putin) degli aspiranti leader. Tutti però, almeno si spera, riconosciamo che la guerra va bandita e la strada dev’essere quella del dialogo, come non si stanca di ripetere Papa Francesco. Alle prese con la nostra bella ma complicata democrazia, dobbiamo intanto decidere cosa fare di questo Parlamento neo-eletto.

Alla paralisi dei partiti e dei veti incrociati, ha risposto mercoledì Mattarella affidando un mandato esplorativo alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: per vedere “se esiste una maggioranza parlamentare fra centrodestra e 5 Stelle, e se c’è un’indicazione per un premier condiviso” – come ha spiegato il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti. All’esponente di Forza Italia – ora al di sopra delle parti – un compito difficile che ella ha accettato – ha detto – con lo stesso spirito di servizio con cui ha assunto la presidenza del Senato. La signora rodigina (e padovana) – seconda nella storia a ricevere un incarico esplorativo dopo Nilde Jotti nel 1987 per la crisi del governo Craxi – si è messa subito al lavoro con un fitto calendario di incontri perché già questo venerdì deve riferire al Capo dello Stato e dunque sapremo se è riuscita a rimuovere il veto del M5S su Berlusconi (ma nella stessa giornata di mercoledì veniva ribadito da alti esponenti del Movimento…) o se si dovrà procedere per altri tentativi verso l’ipotesi iniziale di un governo M5S-Lega, o se rientra in campo il Pd (che ha “utilmente” segnalato le sue priorità su povertà, famiglia e lavoro…). Proprio Martina si è affrettato a dire che ora è il “momento della verità” per chi s’illudeva di aspettare le regionali pensando finora solo a tatticismi e personalismi. E il Paese attende presto un responso!

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)