Quirinale
Il Presidente della Repubblica sta procedendo nel suo approfondimento estremamente lineare e sistematico per cercare di “stanare” i partiti e metterli davanti alle loro responsabilità. Non vuole lasciare nulla di intentato, come dimostrano i due giri di consultazioni in prima persona e i due mandati esplorativi.
La strada per la formazione del nuovo governo appare in salita come il percorso che il presidente della Camera, Roberto Fico, ha compiuto questo pomeriggio a piedi per recarsi al Quirinale, convocato dal Capo dello Stato. Mattarella gli ha affidato “il compito di verificare la possibilità di un’intesa di maggioranza parlamentare” tra Movimento 5 Stelle, di cui Fico è un esponente di primo piano, e Partito Democratico. Un “mandato esplorativo”, tale lo ha definito lo stesso presidente della Camera al termine dell’incontro al Quirinale, che in tutta evidenza è simmetrico a quello che qualche giorno fa era stato assegnato alla presidente dell’altro ramo del Parlamento, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Anche in quel caso il perimetro dell’esplorazione era stato ben circoscritto dal Capo dello Stato: si trattava infatti di verificare una possibile intesa di governo tra centrodestra e M5S. Sostanzialmente analoghi anche i tempi molto stretti: la Casellati era stata incaricata la mattina del 18 aprile con l’impegno a riferire entro la giornata del 20, Fico ha ricevuto il mandato nel tardo pomeriggio di oggi e dovrà riferire entro la giornata di giovedì, dopo la festività civile del 25 aprile.
La scelta del Quirinale è caduta sul presidente della Camera innanzitutto perché i presidenti dei due rami del Parlamento sono per prassi i destinatari privilegiati dei mandati esplorativi. Si può però pensare che si sia tenuto conto anche dello specifico profilo politico di Fico, che nel M5S può essere considerata una delle figure più adatte a interloquire con il Pd e che ha subito indicato quale metodo intenda seguire nella sua verifica: nell’interesse del Paese si deve partire dai “temi” e dal “programma”.
Non sarà una verifica facile.
Tanto più che viene a cadere tra due appuntamenti elettorali regionali che sono stati caricati – a torto o a ragione – di un importante rilievo nazionale. In Molise si è votato domenica scorsa ed è stato eletto presidente Donato Toma, del centrodestra, con un distacco piuttosto netto sul candidato del M5S, che come partito era reduce da un’affermazione plebiscitaria nelle politiche del 4 marzo. Gli analisti alla spasmodica ricerca di possibili ricadute sui rapporti tra i partiti a livello nazionale, sottolineano inoltre che nell’ambito del centrodestra Forza Italia ha ottenuto più consensi della Lega. Domenica prossima, poi, si voterà in Friuli-Venezia Giulia.
Il Presidente della Repubblica, dal canto suo, sta procedendo nel suo approfondimento estremamente lineare e sistematico per cercare di “stanare” i partiti e metterli davanti alle loro responsabilità. Non vuole lasciare nulla di intentato, come dimostrano i due giri di consultazioni in prima persona e i due mandati esplorativi.