Politica e istituzioni

La democrazia è ancora valida?

La crisi economica, affrontata con un eccesso di rigore, ha fatto crescere i disagi e logorato i sistemi politici. La difficoltà ad affrontare i temi della globalizzazione, la crisi economica, le migrazioni di popoli impoveriti, sono problemi veri che hanno dato spazio ai cosiddetti populismi. È tempo di ri-fondare una cultura democratica. Va ri-creata la fiducia nelle istituzioni con prospettive nuove, senza le quali non possono esserci disegni o progetti unitari.

Da un’indagine recente di Ipsos emerge un dato preoccupante: il 66% degli italiani pensa che la democrazia non sia più uno strumento valido, così com’è realizzata.
Non è un problema solo dell’Italia. Marc Lazar, in “Dove va la democrazia”, afferma: “L’Italia è alla deriva; l’analisi non può non considerare anche i grandi contrasti territoriali fra Nord e Sud, che si allargano sempre più. Ma l’errore più grave sarebbe quello di credere che l’Italia costituisca un’anomalia in Europa: in effetti presenta alcune particolarità, ma non fa che anticipare e accentuare tratti che si ritrovano altrove. L’Italia è lo specchio deformato di una crisi della rappresentanza politica che si osserva in quasi tutti i Paesi europei”.
La crisi economica, affrontata con un eccesso di rigore, ha fatto crescere i disagi e logorato i sistemi politici. La difficoltà ad affrontare i temi della globalizzazione, la crisi economica, le migrazioni di popoli impoveriti, sono problemi veri che hanno dato spazio ai cosiddetti populismi. L’abitudine a forzare i toni demagogici nelle campagne elettorali (che durano il tempo di una legislatura), fondate su schemi maggioritari a fronte di una legge elettorale che si è voluta anche proporzionale, hanno aumentato il senso di sfiducia in classi politiche reciprocamente demonizzate. È cresciuto il fenomeno di chiusura all’interno del guscio familiare e nell’individualismo. È tempo di ri-fondare una cultura democratica. Se democrazia indica il governo del popolo, per il popolo, con il popolo, è la coscienza di essere “popolo” che va recuperata, pur nella diversità di opinioni. Nella Evangelii gaudium si parla di poliedro, si indica cioè una realtà comunitaria in una diversità riconciliata, in un riconoscimento reciproco. Sbaglia chi pensa a portatori di idee diverse come nemici. Nella democrazia vige il dialogo come confronto fra diversi. Le regole di base dovranno essere la dignità umana di ciascuno e i diritti-doveri che ne scaturiscono. Le prospettive potranno essere orientate a superare le disuguaglianze sociali con opere di giustizia. Il sostegno alla dignità di ogni cittadino deve avvenire attraverso le misure di un Welfare integrato tra Stato, società nelle sue varie articolazioni e famiglie; queste ultime vanno sostenute, perché capaci di resilienza in ogni situazione.
Il lavoro va favorito, con impostazioni che limitino burocrazie e corruzioni. Va ri-creata la fiducia nelle istituzioni con prospettive nuove, senza le quali non possono esserci disegni o progetti unitari.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)