Politica

Che brutta fine!

In attesa che possano prendere corpo le indicazioni del Presidente Mattarella, unica figura istituzionale in questo momento mossa da vero senso dello Stato, l’auspicio è che le forze politiche dopo i guasti arrecati al Paese, possano trovare nella loro strada un minimo di saggezza, rinunciando, prima di tutto, alle loro posizioni intransigenti.

(Foto: AFP/SIR)

A meno di qualche colpo di scena – allo stato attuale imprevedibile – le sorti di questa diciottesima legislatura sono segnate: sta per concludere la sua vita prima di nascere. La constatazione del “decesso” è stata redatta lunedì scorso, 7 maggio, direttamente dal presidente della Repubblica Mattarella, visibilmente contrariato per il livello di irresponsabilità mostrato da tutte le forze in Parlamento. Rivestendosi, quindi, dell’autorità che gli viene dalla Costituzione, si è presentato davanti alle telecamere e ha manifestato apertamente le sue intenzioni. Alla stessa maniera di Napolitano che nell’aprile del 2013, con il suo memorabile discorso alle Camere, sferzò le forze politiche incapaci di eleggere un nuovo presidente. Avendo constatato che “non vi è alcuna possibilità di formare un governo sorretto da un accordo politico – ha detto Mattarella – e poiché non si può attendere oltre”, si consenta, almeno, “che nasca un governo neutrale, di servizio” . E poiché “il Governo presieduto dall’onorevole Gentiloni ha esaurito la sua funzione e non può ulteriormente essere prorogato, quali che siano le decisioni che assumeranno i partiti, è doveroso dar vita a un nuovo governo”. Perdurando la mancanza di intese fra le forze politiche, ha continuato, “quel governo, neutrale, dovrebbe concludere la sua attività a fine dicembre, approvata la manovra finanziaria per andare subito dopo a nuove elezioni”. Se tali condizioni non vengono accolte, ha chiarito, “l’ipotesi alternativa è quella di indire nuove elezioni subito, appena possibile, gestite dal nuovo governo (di garanzia, n.d.r.)“. E poiché svolgerle in piena estate “renderebbe difficile l’esercizio del voto agli elettori – ha concluso – si potrebbe fissarle per l’inizio di autunno”. Fin qui il presidente Mattarella.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Le due forze – Lega e Cinque stelle – che per oltre due mesi hanno recitato la parte dei vincitori, dettando le loro condizioni, hanno rigettato al mittente le sue proposte dichiarando, spavaldamente e irriverentemente, che non voteranno alcun governo di garanzia o del Presidente. Ribadendo, invece, la loro intenzione di tornare subito alle urne, con la convinzione di potere essere premiati dagli elettori. Stiamo tornando, quindi, in campagna elettorale senza mai esserne usciti. In attesa che possano prendere corpo le indicazioni del Presidente Mattarella, unica figura istituzionale in questo momento mossa da vero senso dello Stato, l’auspicio è che le forze politiche dopo i guasti arrecati al Paese, possano trovare nella loro strada un minimo di saggezza, rinunciando, prima di tutto, alle loro posizioni intransigenti. La situazione di stallo in cui ci troviamo non può farsi risalire esclusivamente alla legge elettorale, da molti considerata inadeguata. Più che la legge elettorale, nella gestione della crisi hanno pesato i veti incrociati e la pretesa di imporre le singole posizioni.

Tutti hanno giocato a fare i leader, le figure, cioè, che dovrebbero guidare con autorevolezza, competenza e lungimiranza gli schieramenti politici loro affidati. Mostrando, invece, di essere dei capipopolo che puntano al consenso dei cittadini con promesse demagogiche e irrealizzabili. Purtroppo stiamo pagando il prezzo di un colpevole disimpegno nella formazione delle classi politiche! Quali modifiche, ci chiediamo, si pensa di apportare alla attuale situazione di ingovernabilità in meno di due mesi, alle porte dell’estate e, per di più, con questa legge elettorale? E, ancora: quali meriti pensano di vantare i partiti nei confronti dei cittadini per attendersi di essere premiati? Quali consensi pensano di conquistare se continuano a giocare allo “scaricabarile”, addossando, cioè, agli altri la responsabilità per gli errori commessi? Il dibattito sterile condotto fin qui e il convincimento diffuso della inaffidabilità della politica, finiranno per stancare gli elettori che, scoraggiati per l’inconcludenza della politica, potrebbero scegliere il mare ad una doverosa partecipazione democratica. Auspichiamo, anche in extremis, in uno scatto di responsabilità di tutte le forze politiche.

(*) direttore “La Vita Diocesana” (Noto)