Società
Da un’analisi di Save the Children, “Le Equilibriste: la maternità in Italia”, la Campania risulta fanalino di coda tra le Regioni “mother friendly”. A Marco Giordano, presidente del Forum regionale delle associazioni familiari, abbiamo chiesto quali sono le maggiori difficoltà che affronta una donna che sceglie di diventare madre
In un Paese in cui la denatalità ha toccato un nuovo record, registrando la nona diminuzione consecutiva dal 2008, le mamme italiane hanno pochi figli, con un numero medio per donna pari oggi a 1,34, che torna ai livelli del 2004, dopo aver raggiunto il suo massimo di 1,46 figli nel 2009. Un tasso di disoccupazione delle donne, e in particolare delle madri, tra i più alti in Europa, discriminazioni radicate nel mondo del lavoro, forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri, poche possibilità di conciliare gli impegni domestici con il lavoro, a partire dalla scarsissima offerta di servizi educativi per l’infanzia. Questo il quadro offerto dall’analisi di Save the Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia”, diffuso in occasione della Festa della mamma, che si è celebrata domenica 13 maggio. La ricerca include l’Indice delle Madri che identifica le Regioni in cui è più o meno facile essere madri, elaborato dall’Istat per Save the Children, che misura, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri rispetto alle tre diverse dimensioni della cura, del lavoro e dei servizi. Dai dati diffusi da Save the Children emergono notevoli differenze tra regioni del Nord, sempre più virtuose a parte poche eccezioni, e quelle del Sud, troppo spesso carenti di servizi e di sostegno alla maternità. Tra le regioni del Mezzogiorno fanalino di coda della classifica, la Campania risulta peggiore regione “mother friendly” e perde due posizioni rispetto al 2008, preceduta da Sicilia (20° posto), Calabria (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2008), Puglia (18°) e Basilicata (17°). Con Marco Giordano, presidente del Forum delle associazioni familiari della Campania e presidente nazionale della Federazione Progetto Famiglia, facciamo il punto sui maggiori problemi che affliggono le mamme nella Regione “meno amica” delle mamme.
Quali sono le maggiori difficoltà che affronta una donna che sceglie di essere madre in Campania?
La Campania è terra di luci e di ombre. Campania Felix ma anche Gomorra. Umanità generosa e accoglienza, ma anche lassismo e illegalità. Luci ed ombre che attraversano anche la dimensione della maternità. Nella terra che esalta e idealizza la madre (a’ mamma) fino al punto di cantare l’impossibilità che il figlio la dimentichi (o figl’ nun sa’ scord’), si sperimentano – da parte delle istituzioni – quotidiane e diffuse mancanze, disattenzioni, carenze, omissioni… che rendono il cammino della maternità assai gravoso. Non vi sono, salvo piccole circoscritte esperienze, risposte organiche e continuative ai bisogni connessi alla maternità.
In cosa la Regione è più carente: cura, lavoro, servizi?
In Campania mancano soprattutto lavoro e servizi,
i quali – tra l’altro – sono strettamente collegati, perché, ad esempio, solo la presenza di adeguati servizi per la prima infanzia può permettere alle neo-mamme di tornare a lavorare presto.
In Campania si è abbassato anche il tasso di fecondità: per quali motivi?
Sì, siamo a 1,3 figli a coppia; e andiamo peggiorando. Qualcuno, un po’ superficialmente, individua la causa del calo della fecondità nella “perdita di interesse” delle nuove coppie nei confronti della maternità/paternità. Eppure, importanti indagini indicano che la media dei figli desiderati dalle coppie giovani è superiore a 2. Si tratta quindi di un problema di impossibilità… Qualcosa del tipo “vorrei ma non posso”.
In Campania, ad esempio, se fai un figlio “diventi povero”.
Questo avviene anche in altre regioni d’Italia, ma in Campania il fenomeno è più diffuso e si raggiungono punte di maggiore gravità.
Tra poco ci saranno le elezioni amministrative in 93 comuni campani. Quali sono le raccomandazioni del Forum per una politica mother friendly?
La lista delle raccomandazioni potrebbe essere lunga… Ci limitiamo ad una richiesta e ad una provocazione. La richiesta riguarda il potenziamento dei servizi per la prima infanzia e degli asili nido. Risorsa primaria, da attivare e coltivare, per rimettere in moto l’occupazione femminile.
La provocazione consiste nel ribadire che le politiche mother friendly sono sorelle di quelle child friendly e rientrano tutte, per intero, nella cornice delle family friendly. In questa contiguità quel che si fa per un segmento della famiglia determina inevitabilmente uno stato di benessere complessivo. Occorre, allora, oggi più che mai, saper tenere insieme i vari mondi che incarnano le diverse istanze, consapevoli che ogni aspetto cresce o decresce insieme agli altri.