Concistoro
“E’ un grande onore per me e una grande gioia per tutti i cristiani del Pakistan”: a parlare è mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, appena ha saputo che il 29 giugno diventerà cardinale. Ha ricevuto congratulazioni anche dai leader musulmani. La notizia è stata diffusa su tv e giornali
“E’ stata una totale sorpresa, non me l’aspettavo assolutamente. E’ un grande onore per me e una grande gioia per tutti i cristiani del Pakistan”: reagisce così mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, appena appresa la notizia della nomina cardinalizia nel prossimo Concistoro del 29 giugno, insieme ad altri 13 cardinali, come annunciato ieri da Papa Francesco. Ora il Pakistan ha di nuovo un cardinale dopo 24 anni, ossia dalla morte dell’arcivescovo di Karachi Joseph Cordeiro, nominato da Paolo VI nel 1973 e morto nel 1994. Mons. Coutts, alla guida dell’arcidiocesi di Karachi dal 2012, è nato il 21 luglio 1945 in Amristar, nella diocesi di Jullundur (India). È stato ordinato sacerdote il 9 gennaio 1971 per il clero di Lahore. Eletto vescovo coadiutore di Hyderabad (Pakistan) il 5 maggio 1988 è stato consacrato il 16 settembre dello stesso anno. È succeduto per coadiutoria alla guida di Hyderabad il 1° settembre 1990 e trasferito a Faisalabad nel 1998. È stato presidente della Conferenza episcopale del Pakistan dal 2011 fino alla fine del 2017. La comunità cristiana rappresenta l’1% di oltre 209 milioni di abitanti, a maggioranza musulmana.
Cosa ha provato appena saputa la notizia?
E’ stata una totale sorpresa, non me l’aspettavo assolutamente.
Ho saputo la notizia da persone che mi hanno chiamato al telefono e l’avevano appreso dai mass media.
Ieri era domenica quindi non ho ricevuto nessuna notizia ufficiale dalla nunziatura.
Cosa significa per i cristiani del Pakistan questa nomina?
Sicuramente i cristiani del Pakistan sono molto contenti, è una notizia che ha portato molta gioia. E’ un grande onore.
Ho ricevuto telefonate anche da amici musulmani: mi hanno detto che è un onore per il Pakistan.
Qual è stata la reazione dell’opinione pubblica pakistana, in un Paese dove i cattolici sono una minoranza?
Le televisioni e i giornali locali ne hanno parlato e molti giornalisti vengono ad intervistarmi.
C’è stato molto interesse anche da parte della popolazione in generale.
Il nostro governo è interessato perché ha relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Sanno cos’è un cardinale. Ho ricevuto anche una telefonata da uno dei più grandi partiti islamici: verranno domani a congratularsi con me.
Cosa cambierà nel suo lavoro pastorale?
Nella mia arcidiocesi non abbiamo abbastanza preti, perciò dobbiamo lavorare duro. Anch’io devo andare spesso a dare una mano nelle parrocchie, perché la domenica vengono celebrate molte messe. La nomina cardinalizia sarà per me una responsabilità in più perché avrò molti incontri ufficiali, sicuramente cambierà il mio stile di vita.
Ci sono novità sulla situazione dei cristiani in Pakistan, tra rischi per il terrorismo e legge sulla blasfemia?
La situazione è più o meno la stessa. In Pakistan stiamo andando verso una maggiore tensione perché siamo in attesa di sapere la data delle elezioni nazionali, probabilmente nei prossimi mesi. Ora è abbastanza tranquillo anche se il problema del terrorismo rimane, con la presenza dell’Isis e di altri gruppi che negli ultimi due mesi hanno attaccato i cristiani nella città di Quetta, ma attaccano anche i santuari dell’islam. Questi estremisti hanno una idea diversa dell’islam rispetto alla maggioranza dei musulmani nel Paese.
E a Karachi?
Siamo in una delle città più grandi del mondo, multietnica e multiculturale, con 19/20 milioni di persone. A Karachi ora la situazione è tranquilla, molto meglio di due anni fa, quando avevamo numerosi problemi politici ed etnici.