Messaggio finale

Assemblea Kek. Testimonianza, giustizia e ospitalità: cristiani in Europa, costruttori di ponti

Conclusa a Novi Sad la XV assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee che ha riunito, dal 31 maggio al 6 giugno, nella città serba, oltre 450 delegati di 116 Chiese d’Europa. “Ci siamo riuniti in un momento d’incertezza per l’Europa dove molti sperimentano una perdita di dignità, sfruttamento, miseria e abuso di potere”. Si legge nel messaggio finale: “Abbiamo condiviso la nostra sete di giustizia, la nostra profonda preoccupazione per le persone, per il nostro continente, per il nostro mondo”. Eletto il nuovo presidente della Kek: è il pastore francese Christian Krieger

“Ci impegniamo a essere costruttori di ponti attraverso il potere trasformante della fede” e attraverso un impegno rinnovato su tre fronti: testimonianza, giustizia e ospitalità. Dopo 9 giorni di serrato confronto sulle sfide che attraversano oggi l’Europa, è questa la missione che le Chiese d’Europa presenti nel nostro continente, ortodossi, protestanti, vetero-cattolici, si sono prefissate. È quanto si legge nel messaggio finale diffuso al termine della XV assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee (Kek) che si è svolta a Novi Sad, in Serbia, dal 31 maggio al 6 giugno, riunendo 450 delegati di 116 Chiese diverse.

L’Europa, oltre i confini dell’Ue. Da una parte ,alle prese con campagne elettorali sempre più attraversate da proclami populisti e nazionalistici e, dall’altra, meta di un flusso migratorio continuo che inesorabilmente spinge dalle coste dell’Africa a causa di fame, povertà, degrado ambientale e guerre in atto mai del tutto pacificate. “Ci siamo riuniti in un momento di incertezza per l’Europa”, si legge nel messaggio. “Dove molti sperimentano una perdita di dignità, sfruttamento, miseria e abuso di potere”. Significativa la scelta di aver svolto l’assemblea sulle rive del Danubio a Novi Sad, la città dove i ponti furono distrutti nel corso di un conflitto e poi ricostruiti grazie al processo di pace. Per 9 giorni hanno preso la parola uomini e donne molto diversi tra loro ma profondamente uniti nel desiderio di guardare a questa terra per seminare speranza, costruire ponti di dialogo, favorire spazi di incontro. “Abbiamo condiviso la nostra sete di giustizia”, si legge ancora nel messaggio. “La nostra profonda preoccupazione per le persone, per il nostro continente, per il nostro mondo”.

Ognuno ha portato il suo contributo e il suo punto di vista. Interessante, per esempio, la prospettiva dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, dalla terra del “Brexit”. “È la paura dell’altro – ha detto – che ci fa costruire muri, spirituali e fisici. È la paura dell’altro che porta alle divisioni e probabilmente anche alla caduta delle civiltà”. Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, ha lanciato invece una forte provocazione, dando voce a una Chiesa, quella italiana, fortemente impegnata nel Mediterraneo sul fronte dell’accoglienza ai migranti. “Da che parte stiamo?”, ha chiesto. “Dalla parte della filoxenia o della xenofobia?”.

Toccante poi la testimonianza di Sua Santità Mor Ignatius Aphrem II, patriarca della Chiesa siro-ortodossa che a Novi Sad ha portato la voce dei cristiani di Siria. Ha ringraziato le Chiese europee per quanto fanno per i rifugiati e i migranti ma ha anche chiesto di aiutare i cristiani del Medio Oriente a rimanere nella loro terra perché quella terra ha bisogno dei cristiani e i cristiani hanno bisogno di non sradicarsi dalle loro antiche tradizioni orientali. “È molto meglio per voi e molto meglio per noi aiutare le nostre persone a rimanere dove sono, e cioè nelle loro terre anziché portarle nei vostri Paesi”.

L’Assemblea della Kek è stata poi anche occasione per la rielezione della presidenza. È il rev. Christian Krieger il nuovo presidente dell’organismo ecumenico. Francese, 54 anni, Krieger è presidente della Chiesa riformata in Alsazia e Lorena e vice presidente della Federazione protestante di Francia. Con lui sono stati eletti anche i due vice-presidenti: il metropolita (Patriarcato ecumenico) Cleopas Strongylis e la rev. Gulnar Francis-Dehqani (Chiesa d’Inghilterra). In una società sempre più plurale – ha detto Krieger parlando ai giornalisti – ciò che ci si aspetta oggi dalle Chiese e dalle religioni è svolgere un ruolo pacificatore all’interno delle nostre società”.

Nel messaggio finale, le Chiese parlano, infatti, d’impegno ad essere “una comunità inclusiva”, a cercare “la riconciliazione e la risoluzione pacifica dei conflitti” e mettersi in ascolto di “coloro che non hanno voce o si trovano ai margini delle nostre Chiese, delle nostre comunità e del nostro mondo”. Chiusa la pagina di Novi Sad, si prospetta all’orizzonte un nuovo e coraggioso traguardo. Ne ha accennato Krieger in conferenza stampa, e cioè l’idea di promuovere – sulla scia delle Assemblee ecumeniche di Basilea, Graz e Sibiu – una “Convention dei cristiani in Europa”. L’iniziativa si sta già delineando come “un incontro ecumenico”, supportato però “non dalle istituzioni”, cioè dai vertici delle Chiese e degli organismi ecumenici europei che le rappresentano, ma “dai cristiani in Europa e la Kek – ha assicurato il neo presidente – è partner di questo progetto”.