Ecumenismo

Papa al Wcc. Tveit (segretario generale): “Una pietra miliare. Ma non ci fermeremo qui. Continueremo”

“Dobbiamo essere uniti nella speranza di un futuro comune e condiviso per tutti”. Le parole del segretario generale del Wcc al Papa: “Abbiamo tutti il diritto di sperare”. Unità della Chiesa, pace e accoglienza dei migranti. Questi i temi affrontati dalle Chiese con Francesco in “pellegrinaggio ecumenico” al Wcc. Significativo il passaggio dedicato al “ruolo” del Papa. “Attraverso il Suo ministero – ha detto Tveit – Lei ha dimostrato in molti modi il Suo impegno per questo santo ministero di unità, al servizio della giustizia e della pace, uscendo dalle zone di sicurezza della Chiesa”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Una pietra miliare”. Così il rev. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Wcc, ha definito la visita di Papa Francesco al Consiglio ecumenico delle Chiese. Ma la sensazione è che questa “pietra miliare” segni piuttosto non un punto di arrivo ma una tappa di ripartenza verso una maggiore e più proficua collaborazione tra il Consiglio ecumenico e la Chiesa cattolica. E infatti Tveit è stato chiaro: “Non ci fermeremo qui. Continueremo, potremo fare molto di più insieme per coloro che hanno bisogno di noi”.

(Photo: Albin Hillert/WCC)

Il Consiglio ecumenico ha accolto con amicizia profonda e grande gioia il Papa. La giornata si è aperta con una preghiera ecumenica nella cappella del Wcc. Ortodossi, anglicani, protestanti, vecchio-cattolici hanno pregato insieme a Francesco per l’unità dei cristiani, la pace, l’accoglienza dei migranti. Dal Mediterraneo al Messico. Le Chiese non hanno lasciato fuori il grido dei popoli vittime di guerre, povertà e persecuzione. “Costruiamo barriere nei nostri cuori e nelle nostre menti. Signore Gesù, aiutaci con la tua grazia a bandire la paura, affinché possiamo abbracciare ciascuno dei tuoi figli come nostro fratello e sorella e accogliere gli immigrati e i rifugiati con gioia e con generosità, offrendo loro il nostro aiuto e venendo incontro ai loro bisogni”.

(Photo: Albin Hillert/WCC)

Si ha l’impressione che il Consiglio ecumenico attendesse questa visita da molto tempo. Tutto si è svolto in un clima di gioia e amicizia ormai consolidata. Il pranzo, i saluti, le conversazioni lungo i corridoi, i passaggi sul pulmino, la visita all’Istituto ecumenico di Bossey, l’incontro con gli studenti, la stretta di mano con la delegazione della Corea del Nord e del Sud. Il Wcc fu fondato nel 1948 sulle macerie della seconda guerra mondiale inseguendo il sogno di essere un segno di unità e riconciliazione possibile in un mondo lacerato dal conflitto. Oggi riunisce 350 Chiese per una rappresentanza complessiva di 550 milioni di cristiani di tutto il mondo. Ed è impegnato in prima linea nelle Regioni del pianeta dove la pace è particolarmente minacciata. Una prova evidente di questo impegno è la presenza a Ginevra di una delegazione delle Chiese della Corea del Nord, invitate a partecipare all’incontro del Comitato centrale dal rev. Tveit nel suo ultimo viaggio a Pyongyang a maggio.

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il mondo in cui viviamo ha un disperato bisogno di segni che ci permettono di riconciliarci e di vivere insieme come un’unica umanità” , ha detto Tveit. Con Papa Francesco, le Chiese hanno parlato della religione “usata in modo improprio”; dei “divari tra ricchi e poveri, tra popoli di gruppi e razze diverse” che “permangono e addirittura aumentano”; del pianeta “continuamente sfruttato e distrutto” e della “dignità degli esseri umani che viene costantemente attaccata, minando i loro diritti e le loro possibilità di sperare in un futuro migliore insieme in questo mondo”.

“Dobbiamo essere uniti nella speranza di un futuro comune e condiviso per tutti”, ha incalzato Tveit. “Abbiamo tutti il diritto di sperare”.

(Photo: Albin Hillert/WCC)

L’unità delle Chiese oggi si gioca molto sul modo in cui i cristiani, di tutte le Chiese e in tutti contesti sociali, danno prova di saper affrontare le sfide insieme. E se ancora permangono differenze e motivi profondi di divisione, è chiaro che i fronti per una collaborazione sono molteplici. Agnes Aboum, teologa anglicana, originaria del Kenya, moderatrice del Consiglio ecumenico delle Chiese, parla dei cristiani come dei “compagni di pellegrinaggio”, e di un clima nuovo che si respira tra il Wcc e i vari dicasteri vaticani: il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, quello per il dialogo interreligioso, il nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e la Segreteria di Stato. Uno dei frutti più attesi di questo nuovo clima è la “Conferenza mondiale contro xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto della Migrazione globale” che si terrà a Roma nel settembre di quest’anno.

“Speriamo – ha quindi concluso la teologa anglicana -, che la Sua visita segni davvero una nuova fase di cooperazione e di unità cristiana”.

Nel suo discorso, il pastore luterano Tveit accenna anche al ruolo del Papa. “Sua Santità, attraverso il Suo ministero, Lei ha dimostrato in molti modi il Suo impegno per questo santo ministero di unità, al servizio della giustizia e della pace, uscendo dalle zone di sicurezza della Chiesa”.

“La Sua leadership è un segno forte di come possiamo trovare espressioni di questa unità nella diakonia e nella missione camminando, pregando e lavorando insieme”.

E conclude: “Ci sono voluti 70 anni per arrivare al punto in cui ci troviamo oggi. Facciamo in modo che le prossime generazioni possano creare nuove espressioni di unità, giustizia e pace!”.