Politica
Chissà se, con l’aria che tira, si riuscirà davvero a rinsaldare l’Unione. E per l’Italia? Staremo a vedere nelle prossime settimane
Come avevamo temuto il peggio solo qualche mese fa, così ora, dopo l’incontro fra Trump e Jong-un a Singapore, è lecito sperare il meglio, almeno per quanto riguarda quell’area geografica, ma anche per l’intero scacchiere internazionale che già paventava lo scontro nucleare… Anche se i politologi lasciano intravvedere diversi scenari possibili: da una “vittoria” del duro Donald ad una dell’astuto Kim, da un maggior coinvolgimento degli Usa nel Pacifico ad una loro estromissione da parte dell’invadente Cina… In parallelo si coglie però, da vari segnali (parole e gesti poco rassicuranti), una certa propensione degli Stati Uniti a defilarsi progressivamente dalla Nato e dai rapporti privilegiati con l’Europa. La quale, in ogni caso, dovrà prendere più decisamente in mano i propri destini, stretta com’è fra tensioni interne ed esterne, affacciata, oltre che all’Atlantico, al Mediterraneo e quindi ad un Medio Oriente sempre più polveriera e ad un’Africa in crescente ebollizione.
Continua, infatti, il nostro vecchio continente ad esercitare un fascino ed un’attrattiva superiori alle aspettative, ma sufficienti a renderlo appetibile (ed esecrabile) da molti. Mentre la stessa Ue vive momenti di crisi epocale, a cominciare dai fondamenti dello stare insieme. Pare che Macron abbia convinto Merkel sulla necessità di un bilancio comune europeo, ma sembra rivelarsi urgente anche una difesa comune e, in prospettiva, non si dovrebbe prescindere da una vera “politica” comune – visti i danni reciproci delle non poche divergenze su vari fronti. Tanto più in vista dell’appello elettorale del 2019, che lascia intuire una sorta di “terremoto” sull’assegnazione dei seggi a Strasburgo. Chissà se, con l’aria che tira, si riuscirà davvero a rinsaldare l’Unione o se, dopo le troppe esitazioni negli anni “buoni” dell’europeismo, l’emergere dei vari nazionalismi e sovranismi segnerà la prima svolta esplicitamente contraria.
Anche da noi, in Italia, abbiamo ormai idee poco chiare; anzi, dopo la crisi economica e la vicenda migrazioni, in cui l’Europa ha fatto orecchi da mercante, è comprensibile – anche se non del tutto giustificabile – l’antieuropeismo strisciante e ormai pervasivo (pur consapevoli che fuori dall’Ue non andrebbe meglio!). A cavalcare l’onda, com’è noto, dopo il tentativo del M5S, è ora la Lega di Salvini che in questi ultimi giorni ha addirittura realizzato l’operazione sorpasso nei confronti degli alleati di governo, fiaccati da nuovi scandali (i sondaggi Swg la danno a 29,2% contro 29 e quelli Ipsos a 30,1 a 29,9; ricordando che il 4 marzo erano a 17,4 contro 32,7!). E se Mattarella – per la Giornata mondiale del rifugiato (20 giugno) – ha ribadito la volontà dell’Italia di rispettare i diritti dei migranti, Salvini continua con i suoi slogan sopra le righe, che, a quanto pare, piacciono a molti. Ma forse, se esagera, potrebbe trovare ostacoli anche tra i suoi, come la sta trovando nell’alleato. Dopo di che la diarchia potrebbe tramutarsi in dualismo divergente e aprire sì al risico della conta elettorale.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)