Migranti
Dov’è finita l’umanità? Nelle navi stipate di migranti o nei raid improvvisati per annientare gli stranieri, in particolare quelli con la pelle nera? Dopo una campagna elettorale dai toni particolarmente violenti, la priorità di questo esecutivo avrebbe dovuto essere quella di abbassare i toni, riportando il Paese ad una atmosfera che consentisse di concentrarsi sui tanti problemi dell’Italia, tra cui naturalmente c’è anche la migrazione
Se l’azione si limitasse a questo, si tratterebbe di una attività di assoluta competenze delle istituzioni centrali. Il tema di queste settimane, invece, si sta concentrando sul “folclore” che appartiene a un dibattito fermo alla superficie, nel quale si ascoltano solo proclami “contro”, ma nessuna proposta concreta in grado di garantire i diritti-doveri dei migranti che giungono nel nostro Paese e al tempo stesso una convivenza civile. Il flusso quotidiano che conduce sulle nostre coste centinaia di migliaia di migranti ogni giorno richiede strumenti particolari, di controllo e di garanzia, ma soprattutto di buon senso. Molto clamore ha giustamente creato la dichiarazione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di chiudere i porti italiani alle navi delle ong che chiedono di far sbarcare migranti soccorsi in mare. La successiva battaglia proprio con queste organizzazioni internazionali rappresenta un’ulteriore prova di forza, come quella che il Governo italiano sta facendo con Unione europea, ferma però alle frasi ad effetto e alle apparizioni in tv o sui social dei diretti protagonisti. E nel frattempo, il neo premier Conte, si trova ad operare in un clima che sembra non si muova su una linea univoca fra esecutivo a Governo.
Il risultato è un contesto confuso, innanzitutto per gli italiani, nel quale si continua a sostenere che “la pacchia è finita”. Dov’è finita l’umanità? Nelle navi stipate di migranti o nei raid improvvisati per annientare gli stranieri, in particolare quelli con la pelle nera? Dopo una campagna elettorale dai toni particolarmente violenti, la priorità di questo esecutivo avrebbe dovuto essere quella di abbassare i toni, riportando il Paese ad una atmosfera che consentisse di concentrarsi sui tanti problemi dell’Italia, tra cui naturalmente c’è anche la migrazione. Tutto questo avrebbe aiutato ministri, Governo, mondo dell’associazionismo a mettersi attorno ad un tavolo e trovare soluzioni e meccanismi per considerare il diverso non un nemico, ma una vittima da aiutare all’insegna delle regole.
Niente di tutto ciò sembra essere avvenuto e la caccia alle streghe ora si sposta su altre etnie (alcune delle quali con un alto tasso di criminalità al proprio interno), lasciando il Paese sempre in attesa di leggi più adatte ad un fenomeno ormai non più inaspettato.
Purtroppo il percorso a ritroso nella storia d’Italia è cominciato e sarà difficile arginarlo, forte com’è di una profonda insofferenza delle comunità fomentata da atteggiamenti poco governativi e più appropriati ad altre realtà.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che parliamo di esseri umani che, nella maggior parte dei casi, hanno lasciato famiglia e casa a migliaia di chilometri di distanza. Una condizione di debolezza della quale bisogna tenere conto, anche nelle scelte “burocratiche” che dovranno essere compiute.
(*) direttrice “Logos” (Matera-Irsina)