Società
Resta il divario con il nord che si esplica in termini di servizi, opportunità per le famiglie, i giovani gli anziani. Una partita in cui a soccombere sono sempre gli abitanti delle regioni del Mezzogiorno e che segnala quanto in termini di scelte il sud non riesca a far prevalere il bene comune. L’inversione di rotta, sia chiaro, non può e non deve appartenere solo alla classe dirigente, alle istituzioni. Deve, invece, nascere da quella comunità che chiede di partecipare con sempre maggior insistenza.
Lo dice l’Istat nel suo rapporto annuale che indica numerosi parametri ma che individua la crescita economica della Basilicata attestandola al 9,2% contro il 4,9% di Campania e Molise.
Segnali incoraggianti ma che stridono con gli elementi negativi che giungono dal mondo del lavoro e che segnano ancora una volta una netta divisione fra nord e sud d’Italia.
Come fare a muovere passi in avanti, a invertire la tendenza che porta i ragazzi a cercare nuove opportunità in altre regioni o all’estero? Non sono soltanto gli economisti a doverselo domandare, ma anche le comunità nelle quali il tessuto operativo si sviluppa.
Le start up o meglio le piccole e micro aziende nate grazie all’intraprendenza dei giovani contano spesso sul sostegno economico che nasce nelle famiglie, frutto di anni di economie e risparmi che si trasformano in investimento.
In un’epoca in cui anche le realtà più prestigiose cominciano a segnare il passo, per i cittadini è sempre più difficile immaginare un futuro per i propri figli. Agli stessi sindacati, che una volta rappresentavano la garanzia del salario e del rispetto del diritto al lavoro, oggi spetta sempre più spesso registrare stati di crisi, licenziamenti e ricorso agli ammortizzatori sociali.
Resta il divario fra il nord e il sud che in Italia si esplica in termini di servizi, opportunità per le famiglie, i giovani gli anziani. Una partita in cui a soccombere sono sempre gli abitanti delle regioni del Mezzogiorno e che segnala quanto in termini di scelte il sud non riesca a far prevalere il bene comune.
L’inversione di rotta, sia chiaro, non può e non deve appartenere solo alla classe dirigente, alle istituzioni.
Deve, invece, nascere da quella comunità che chiede di partecipare con sempre maggior insistenza. Se da un lato le grandi città risentono dei problemi di organizzazione e di razionalizzazione dei servizi (sanità, verde pubblico, politiche sociali…) dall’altro i piccoli centri soffrono il fenomeno dello spopolamento inesorabile contro il quale gli strumenti sono sempre fin troppo deboli.
Alla spaccatura del Paese è necessario rispondere con una rete che unisca innanzitutto il mondo dell’associazionismo e che cerchi, fin dove possibile, di supplire alle carenze endemiche delle istituzioni.
Per farlo, i cittadini devono essere pronti a svolgere un ruolo importante, fondamentale in cui non deve mancare la conoscenza, la corretta informazione tale da renderli liberi da ogni sottomissione culturale e in grado di individuare scelte adeguate al loro futuro. La scommessa riguarda tutti, a nord e a sud, ma nel caso del Mezzogiorno diventa una vera e propria sfida contro il tempo che passa e che rischia di lasciarci ancora una volta indietro nella corsa. Un compito fondamentale, va poi riconosciuto ai ragazzi che anche grazie alle nuove tecnologie (se correttamente utilizzate) sono in grado di trasformare i limiti in virtù, i problemi in opportunità. A loro spetta giocarsi la carta più importante in una partita che, a questo punto, potrebbe segnare la vittoria per le regioni del Mezzogiorno.
(*) direttrice “Logos” (Matera-Irsina)