Umanità
Quello stesso mare che per tanti è paradiso per altri diventa l’inferno. Per noi il simbolo del meritato riposo per altri un cimitero. Eppure è lo stesso mare per gli uni e per gli altri. Sarebbe bello che l’esperienza del mare ci facesse capire che così come il mare è lo stesso anche l’umanità è la stessa, su entrambe le sponde
Bello il mare, il senso di libertà che evoca. Bello il mare come luogo in cui ritemprarsi, lasciarsi cullare dalle onde, su un materassino, oppure passeggiare sul bagnasciuga. Bello il mare che ci parla di vacanza e, come le onde, ci riporta anche il ricordo delle vacanze passate, quelle da bambini, tra secchielli e palette, sabbia e formine. Il profumo della salsedine, della crema solare, di quella focaccia che mangiavi da fanciullo, che era unica, solo in quella spiaggia, solo in quel ricordo. Bello poter tornare al mare. Per noi che non siamo “gente di mare”, ma che lo abbiamo ad un’ora d’auto da casa. Che ogni volta prima di ritornare dalle ferie ci voltiamo ancora una volta a guardarlo, a dire… arrivederci al prossimo anno. Bello il mare. E terribile. Terribile il mare se lo si affronta in cerca di libertà e quella libertà diventa morte. Se quel mare che avrebbe dovuto essere il passaggio verso il “nuovo mondo”, verso un futuro migliore diventa violenza, incubo. Se mentre si salpava già si pensava di essere in salvo da guerra e povertà, come se lo stesso mare fosse già una terraferma e sicura. Terribile. Quel mare, quello stesso mare che per tanti è paradiso per altri diventa l’inferno. Per noi il simbolo del meritato riposo per altri un cimitero. Eppure è lo stesso mare per gli uni e per gli altri. Sarebbe bello che l’esperienza del mare ci facesse capire che così come il mare è lo stesso anche l’umanità è la stessa, su entrambe le sponde. Difficile di questi tempi tuffarsi in mare e pensare soltanto che è bello. Che il mare è solo vacanza.
(*) direttore “La Fedeltà” (Fossano)