Verso il #WMOF2018
Dal 21 al 26 agosto si terrà a Dublino il IX Incontro mondiale delle famiglie. Per don Paolo Gentili, responsabile dell’Ufficio Cei per la pastorale familiare, le parole chiave sono concretezza, fraternità, comunione, accompagnamento.
Manca un mese al IX Incontro mondiale delle famiglie (#WMOF2018) in programma dal 21 al 26 agosto a Dublino sul tema “Il Vangelo della famiglia: gioia per il mondo”. Ne parliamo con don Paolo Gentili, direttore dell’ Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei, che parteciperà all’appuntamento all’interno della delegazione ufficiale della Chiesa italiana.
Qual è il significato di questo evento?
Far risplendere la capacità della famiglia di essere luce di Vangelo per gli uomini e le donne di oggi. C’è un gran bisogno di buone notizie e in questo senso Papa Francesco, a marzo 2017, nell’invito all’incontro ha affermato: “La famiglia continua ad essere buona notizia per il mondo di oggi? Io sono certo di sì!”. Il fatto che un uomo una donna decidano di promettersi amore per sempre aprendosi alla vita, alla custodia e all’educazione dei figli è realmente la notizia buona di cui il mondo ha bisogno. Un’occasione per guardare alla famiglia non solo nelle sue criticità che certamente non mancano, ma anche con fiducia nelle sue potenzialità e ricchezze, pur senza idealizzarla.
Il Papa invita infatti alla concretezza.
Sì. Al numero 6 di Amoris laetitia chiede di “tenere i piedi per terra”. Non si tratta di pensare a famiglie perfette, ma alla concretezza di una gioia mescolata con le fatiche quotidiane, con il costo dei pannolini sempre più alto, con un lavoro spesso instabile o che impone grandi sacrifici ai coniugi, con una situazione economica incerta. Una situazione nella quale tuttavia l’amore rinasce ogni giorno come il pane fresco, secondo l’immagine di Francesco. Pane come simbolo di condivisione, pane che ci si toglie di bocca per i figli, pane fresco che è soprattutto capacità di perdonarsi e ricominciare ogni giorno ad amarsi.
In questi mesi lei è stato un paio di volte a Dublino.
A giugno 2017 abbiamo partecipato con il mio ufficio ad un grande congresso preparatorio al quale hanno preso parte delegazioni di 50 Paesi d’Europa e di tutto il mondo. Un’opportunità per vivere alcuni giorni insieme, mettere a fuoco i temi dell’incontro, vedere i luoghi in cui si sarebbe svolto. Ci siamo tornati lo scorso maggio per mettere a punto alcuni aspetti organizzativi, in particolare l’accoglienza degli italiani. Abbiamo identificato la parrocchia di Saint Joseph come loro punto di riferimento. In quella chiesa, venerdì 24 agosto alle 17:30 il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti presiederà l’Eucaristia alla quale seguirà una serata di festa con cena, musica, e giochi per i bambini offerta dalle famiglie dei ristoratori italiani, lì da generazioni ma con un forte legame con la nostra terra. A Dublino vivono e lavorano circa 17 mila nostri connazionali. All’Incontro parteciperà anche l’ambasciatore italiano con una rappresentanza di quella comunità. Segno della bellezza della nostra cultura nell’incontro con altri popoli e nella disponibilità a costruire ponti come ci chiede il Papa. In un momento in cui emergono divisioni e chiusure
le famiglie cristiane presenti a Dublino da tutto il mondo saranno segno della possibilità di un’autentica fraternità tra i popoli.
Quanti saranno gli italiani e come sarà composta la delegazione ufficiale della Chiesa?
Dal punto di vista turistico siamo in altissima stagione e i costi elevati hanno scoraggiato diverse persone, nonostante l’aiuto offerto dalla Cei che si fa carico di tutti i figli sotto i 14 anni. Al 24 luglio eravamo arrivati a 400 partecipanti, ma probabilmente da qui a un mese ci sarà il rush finale. La Chiesa italiana partecipa con una delegazione guidata dal cardinale Bassetti – che la mattina di venerdì 24 svolgerà una relazione su “Accompagnare, discernere, integrare l’umana fragilità nell’Amoris laetitia” -, formata da mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione episcopale per la famiglia, i giovani e la vita, da me in qualità di responsabile dell’Ufficio nazionale Cei e dalla coppia precedente di collaboratori, Tommaso e Giulia Cioncolini con le loro due bambine.
Come si sono preparate le nostre diocesi?
L’iter preparatorio delle comunità ecclesiali è stato scandito dalle risorse e catechesi offerte in questi mesi dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita all’interno del Programma “Amoris”. Ma il percorso che la Chiesa italiana sta vivendo è legato anche alla grazia di avere potuto partecipare in modo “speciale” al cammino del sinodo che ha portato ad Amoris laetitia. L’avere “ospitato” sulla nostra terra i padri sinodali ha prodotto grandi frutti. Da parte nostra abbiamo cercato di comunicare la situazione di fatica che sta vivendo la Chiesa in Irlanda, dove la secolarizzazione e i recenti scandali delle coperture degli abusi hanno prodotto un grande abbandono, e la grande attesa per questo appuntamento.
Quale clima si respira in questi giorni nella Chiesa irlandese?
Di forte attesa e speranza. I cattolici d’Irlanda sono contenti di ospitare l’appuntamento anche per dare un segno a tanti che hanno abbandonato la Chiesa, magari temporaneamente. Le radici cristiane rimangono ancora salde e la speranza è che moltissimi irlandesi partecipino al Festival delle famiglie della sera di sabato 25 e alla Messa del 26 con il Santo Padre.
Quali frutti si attende da questo Incontro?
Nuove vie pastorali di annuncio del sacramento del matrimonio. La parola chiave emersa è accompagnamento. La famiglia non può stare sola e l’accompagnamento, soprattutto dei giovani sposi, potrebbe aiutare a superare molte crisi. Per questo il senso dell’incontro è proprio la comunione di cui la famiglia è il segno, ma di cui la Chiesa è il vero sacramento. Una famiglia non può camminare senza legarsi in comunione ad altre famiglie. C’è un marchio comunionale nel matrimonio: è la decisione di un uomo e di una donna di diventare, pur nella differenza, una sola carne. Una sorgente che favorisce anche la comunione tra popoli e razze diverse. Ma più che parlarne, queste cose occorre viverle e raccontarle.
Credo che in questa settimana vedremo un fiume di grazia inondare le vie di Dublino.
La presenza di famiglie che si aprono alla vita e tentano di vivere alla luce del Vangelo è un segnale di grande dinamismo, di una società nuova che nasce dalla grazia.