Incontro con Papa Francesco

Con i nostri giovani

La Chiesa vuole “camminare” con i giovani e a loro si rivolge cogliendone le esigenze, condividendone le speranze e le preoccupazioni, suscitando e sviluppando il desiderio di bene che già opera in loro. Giovani che vogliono e devono diventare protagonisti e perciò chiedono più spazio nelle nostre comunità – ecclesiali e civili – anche se il loro numero va riducendosi. Forse anche per questo ci accorgiamo di quanto siano preziosi

La Lettera rivolta da Papa Francesco ai giovani nel gennaio dell’anno scorso in occasione della presentazione del Documento preparatorio della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, previsto nel prossimo ottobre, inizia proprio con un “Carissimi”, che esprime, da una parte tutto l’affetto e tutta la sollecitudine del Padre e Pastore, dall’altra la fiducia e la speranza che la Chiesa ripone sui giovani. Proprio in vista del Sinodo, ma anche in prospettiva della “lontana” Gmg del gennaio 2019 a Panama, si svolge tra una decina di giorni a Roma il primo incontro nazionale dei giovani italiani con Papa Francesco. Un’occasione speciale, indubbiamente, voluta e organizzata dal Servizio di pastorale giovanile, soprattutto per “pregare per il Sinodo”, ma anche per aggregare, testimoniare, condividere. Anche un bel gruppo della nostra diocesi sarà presente, guidato dal nostro vescovo Adriano. E con coloro che – rispondendo al Papa: “Siamo qui” – partecipano a questo straordinario “pellegrinaggio”, a partire dalle nostre terre e poi a Norcia e a Cascia fino al momento culmine dell’incontro romano, idealmente si uniscono molti altri giovani; e con loro anche noi meno giovani ma convinti della bellezza e della forza della giovinezza per la vita della Chiesa e della società.

A dire il vero, i “giovani” diminuiscono numericamente e visibilmente non solo dalle nostre comunità ecclesiali ma anche dalla stessa comunità civile. I dati statistici ci dicono che il nostro Paese è sempre più “vecchio”, con percentuali di giovani sempre più risicate. E i giovani restano “tali” – nel senso che non diventano autonomi e non possono contare più di tanto nella società – fino ad un’età sempre più avanzata; mentre, per converso, si entra nell’età cosiddetta giovanile – come sensibilità, mentalità, aspirazioni – in modo sempre più anticipato. Una fascia, dunque, sempre più larga di anni, che comprende una gamma estremamente variegata di situazioni e di atteggiamenti, sempre più difficile da decifrare e da incasellare. Già, perché è impossibile incasellare i giovani, per quanto vi si sforzino i sociologi, che comunque hanno capito da un pezzo che ognuno di loro ha una sua peculiarità, impossibile da generalizzare. È proprio ad ognuno di loro, quindi, che si rivolge il Papa e che si deve rivolgere la Chiesa, avendo ciascuno come “carissimo”.

Anche la Chiesa vuole “camminare” con i giovani e a loro si rivolge cogliendone le esigenze, condividendone le speranze e le preoccupazioni, suscitando e sviluppando il desiderio di bene che già opera in loro. Giovani che vogliono e devono diventare protagonisti e perciò chiedono più spazio nelle nostre comunità – ecclesiali e civili – anche se il loro numero va riducendosi. Forse anche per questo ci accorgiamo di quanto siano preziosi e magari ci rendiamo conto di quante occasioni abbiamo perduto per coinvolgerli di più e meglio.
Incontro romano, Sinodo, Gmg sono momenti culmine che ci ricordano però quanto maggiore rispetto dobbiamo ogni giorno al loro presente e al loro futuro.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)