Media
L’impegno che oggi più di ieri ciascun credente che vuole bene alla Chiesa può svolgere è proprio questo: pregare per il Papa e per la Chiesa
Papa Francesco sta concludendo l’incontro internazionale delle famiglie in Irlanda, un viaggio molto impegnativo, carico di sofferenza per lo scandalo abusi, quando monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti, sgancia un siluro destinato a colpire direttamente il Pontefice: un dossier in cui lo si accusa di aver coperto e agito tardivamente contro il cardinale di Washington McCarrick, accusato di abusi e per questo si chiedono le dimissioni di Bergoglio. La clamorosa denuncia del diplomatico vaticano che ha deciso di rompere il giuramento di fedeltà al Papa e il segreto d’ufficio, pubblicata in Italia dal quotidiano “La Verità”, appare come l’ennesimo episodio di dossieraggio avvelenato che punta a indebolire Papa Francesco. Da quello che si può capire da chi ha analizzato il documento di mons. Viganò, questo contiene contraddizioni, omissioni, errori. Va ricordato, tra l’altro, che pochi mesi fa Papa Francesco a McCarrick non solo ha imposto il silenzio e la vita ritirata ma gli ha tolto pure la berretta cardinalizia. Il cardinale emerito di Washington non è più cardinale.
Quella di Viganò non appare come l’iniziativa di un prelato morso dal fuoco della ricerca della verità, ma come l’ennesimo attacco studiato a tavolino nei modi e nei tempi, da parte di ambienti ultraconservatori che già hanno cercato di mettere in difficoltà il Papa nel recente passato, per esempio con riferimento all’esortazione Amoris Laetitia.
Il rischio è che questo indebolisca la forte azione riformatrice che questo Pontefice sta cercando di portare avanti. Per questo è bene non cedere al gossip, ai venditori di veleno.
Si intuisce, senza essere per forza dei vaticanisti, che c’è una certa continuità tra le sofferenze vissute da Papa Benedetto e quelle che ora deve subire Bergoglio. Non si può non pensare a cosa deve aver sofferto Papa Ratzinger prima della scelta dirompente delle dimissioni, scelta che poi ha portato sul soglio di Pietro l’attuale Pontefice. Si intuisce meglio, inoltre, il significato della richiesta che, in modo quasi ossessivo, Papa Francesco fa ogni volta che parla ai fedeli: “E non dimenticatevi di pregare per me”. L’impegno che oggi più di ieri ciascun credente che vuole bene alla Chiesa può svolgere è proprio questo: pregare per il Papa e per la Chiesa. Più volte sia Benedetto che Francesco hanno messo in guardia i fedeli avvertendoli che il pericolo più grande per la Chiesa viene dal suo interno, non da fuori.
In Vaticano, nella Curia romana, si stanno vivendo dinamiche che in grande ripropongono quello che possiamo vivere magari anche nelle nostre parrocchie, in diocesi.
E abbiamo, così, la conferma che la mormorazione (fatta a parole o con dossier) non è mai, mai un atto d’amore nei confronti della Chiesa. Come insegnava un laico (Lazzati) che amava in modo speciale la Chiesa “Per la Chiesa bisogna saper tacere e soffrire”. Insegnamento che Viganò evidentemente non ha appreso. E che a “La Verità” non interessa (altrimenti non vende!).
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)