Cinema
Il western “The Sisters Brothers” del francese Jacques Audiard e l’inchiesta “What You Gonna Do When the World’s on Fire?” dell’italiano Roberto Minervini: questi i due film in concorso presentati domenica 2 settembre. Proiettate fuori concorso le prime due puntate della serie “L’amica geniale” firmata da Saverio Costanzo.
Quinto giorno alla 75ª Mostra del Cinema. Sono stati presentati ieri (domenica 2 settembre) nella sezione ufficiale due autori europei fortemente influenzati dal cinema statunitense: il western “The Sisters Brothers” del francese Jacques Audiard e il film d’inchiesta “What You Gonna Do When the World’s on Fire?” dell’italiano Roberto Minervini. Proiettate poi fuori concorso le prime due puntate dell’attesa serie “L’amica geniale” firmata da Saverio Costanzo. Il punto sulle principali proiezioni del Festival con il Sir e la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della CEI, direttamente dal Lido di Venezia.
“The Sisters Brothers”
Classe 1952, il regista e sceneggiatore francese Jacques Audiard dopo essersi imposto nel panorama europeo con titoli riusciti e intensi – “Il profeta”, “Un sapore di ruggine e ossa” e “Dheepan” -, fa ora il suo esordio nel cinema hollywoodiano con “The Sisters Brothers”, ispirato dal romanzo del canadese Patrick deWitt e interpretato da John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed. Negli Stati Uniti di metà Ottocento, nel polveroso e sconfinato scenario del western americano, i fratelli Sisters, Eli e Charlie, sono due cacciatori di taglie al seguito di un giovane cercatore d’oro. Il film si focalizza sul loro lungo viaggio dall’Oregon alla California, tra sparatorie e cavalcate, ma anche confidenze e riflessioni sulla vita. Il loro mondo sta cambiando, riusciranno a cambiare anche loro?
“Da sottolineare è anzitutto la riuscita operazione da parte di un regista francese di sapersi cimentare con il western, genere per eccellenza del cinema americano, rispettando i suoi codici stilistici e narrativi, inserendo anche sguardi personali e poetici”: osserva Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e giurato del premio cattolico Signis al Festival. “Audiard – aggiunge – offre una grande prova di regia (da premio!), cogliendo lo spirito dell’America del vecchio West, ma anche il suo ineluttabile cambiamento”.
“Potremmo intitolarlo anche ‘Il pistolero riluttante’, pensando alla parabola del protagonista Eli, un bravissimo e misurato John C. Reilly”, sostiene Sergio Perugini, segretario Cnvf e anche lui giurato del premio Signis. “Un film apparentemente classico – aggiunge -, che cresce però piano piano diventando il sorprendente racconto del cambiamento di un uomo, Eli, ormai stanco di tanta violenza. Eli sogna una vita diversa, tranquilla, magari una casa e persino un negozio; in lui si fa largo il desiderio di riscatto, la disperata voglia di valorizzare quella porzione di vita che resta. E fa di tutto per salvare anche il fratello, maggiormente contaminato nell’animo”.
Marcato da sparatorie e violenza, il film è certamente adatto per dibattiti. Dal punto di vista pastorale, è complesso, problematico e segnato da passaggi poetici.
“What You Gonna Do When the World’s on Fire?”
Nato in Italia nel 1970, Roberto Minervini si è formato e lavora negli Stati Uniti. Ha fatto del documentario sociale, d’inchiesta, il suo genere di punta, pensando al riuscito “Stop the Pounding Heart” (2015). Quest’anno è a Venezia con “What You Gonna Do When the World’s on Fire?”. Stati Uniti di oggi, il film è un viaggio-inchiesta tutto in bianco e nero realizzato nelle periferie americane, raccogliendo storie e testimonianze di afroamericani ancora oggetto di aggressioni e discriminazioni razziali.
“Minervini – commenta Giraldi – è cresciuto: il suo sguardo cinematografico si fa più maturo, esperto e calibrato. La sua carica di denuncia, tesa a dare attenzione alla condizione di discriminati, vittime di aggressioni anche da parte della polizia, trova una via più solida e divulgativa. Con questo film, Minervini si apre maggiormente all’incontro con il pubblico. Un’opera un po’ prolissa, segnata forse da un eccessivo uso delle interviste, ma che comunque trova senso e chiaro interesse”.
Dal punto di vista pastorale, il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
“L’amica geniale”
Il fenomeno editoriale degli ultimi anni, “L’amica geniale” di Elena Ferrante, trova finalmente trasposizione per lo schermo nell’omonima serie diretta da Saverio Costanzo, autore anche della sceneggiatura insieme alla stessa Ferrante, Francesco Piccolo e Laura Paolucci. La serie è prodotta da una cordata composta da Rai, Fandango-Wildside e l’americana HBO (quella di “Game of Thrones”), e tra i produttori esecutivi figura anche Paolo Sorrentino. A Venezia75 sono state mostrate le prime due puntate (8 realizzate per ora), dopo 8 mesi di lavoro, oltre 150 attori, 5mila comparse e 20mila metri quadrati di set ricostruito. La storia: in un quartiere modesto della Napoli degli anni Cinquanta c’è l’incontro tra due bambine, Elena e Lila, l’inizio di un’amicizia che marcherà la vita.
“Era molto difficile maneggiare il lavoro della Ferrante, così amato in Italia e all’estero – rileva Perugini -. Costanzo si prende i suoi rischi ma trova la cifra giusta, dando forma a una favola sociale a più tinte, dal mélo al mistery, dal realismo a raccordi da commedia grottesca. Senza dubbio indovinato il rispetto della lingua originale, il dialetto napoletano, che ricorda tanto la formula del Montalbano televisivo. Grande il lavoro poi del regista con gli attori, soprattutto le piccole Elisa Del Genio e Ludovica Nasti. Straordinarie! Partenza dunque ottima, e scommessa (per ora) vinta”.